venerdì 28 ottobre 2011

COMUNICAZIONE AGLI ALUNNI DI TUTTE LE CLASSI

Finalmente rieccomi all'opera...A breve nuove, numerosissime pubblicazioni!
Saluti affettuosi, la vostra prof

lunedì 24 ottobre 2011

COMUNICAZIONE AGLI ALUNNI V F

Eccovi due novità su Manzoni. Saluti e buono studio ! La prof.

A.MANZONI : LE ODI

Le odi testimoniano l’adesione del Manzoni alle tematiche del “vero”, la sua estrema attenzione agli avvenimenti politici che segnano la storia italiana del Risorgimento nella prima metà dell’Ottocento. L’ARTE DEL MANZONI , LUNGI DALL’ESSERE UNA STERILE E PEDANTESCA IMITAZIONE DI MODELLI CLASSICISTICI, VUOLE CONSEGUIRE PRINCIPALMENTE UNA FINALITÀ MORALISTICA ED EDUCATIVA (Dante Alighieri). Il poeta pur non avendo mai partecipato direttamente ai moti risorgimentali, contribuì con la letteratura alla costruzione di una coscienza nazionale ( concetto di “Rivoluzione incruenta”; vedi anche G. Verdi, Il Nabucco; G. Leopardi, All’Italia). Alcune delle sue opere divennero dei veri e propri manifesti risorgimentali, mirabili esempi di poesia civile. Tra queste ricordiamo le due Odi: MARZO 1821 e il CINQUE MAGGIO.
Le due liriche sono legate a particolari occasioni storiche: rispettivamente, le speranze in un intervento della monarchia sabauda nella persona di Carlo Alberto e di Carlo Felice in appoggio dei patrioti lombardi contro gli austriaci; l’improvvisa morte di Napoleone Bonaparte nell’esilio di Sant’Elena (1815).
Componimenti politici lasciati incompiuti sono, invece, le due canzoni civili: Aprile 1814, composta sull’onda delle speranze indipendentistiche suscitate dalla abdicazione di Napoleone e dalla ritirata dei francesi dall’Italia; il Proclama di Rimini, entusiastico plauso all’utopistica spedizione di Gioacchino Murat.
Oltre alle poesie espressamente civili, bisogna rilevare l carattere implicitamente politico di quasi tutta la produzione letteraria del Manzoni (le Tragedie, i Promessi sposi), volta sempre ad insegnare e ad esortare, a scuotere le coscienze.
Le due Odi fondono efficacemente l’invocazione al riscatto della patria con l’universalità del messaggio cristiano : in questa ottica la liberazione dell’Italia dallo straniero assume il significato di un evento voluto da Dio stesso (concezione provvidenzialistica della storia), in nome di valori cristiani di giustizia, uguaglianza e fraternità fra gli uomini.
La notizia della morte di Napoleone, pubblicata sulla “Gazzetta di Milano” il 16 dicembre 1821, fu appresa dal Manzoni nella sua villa di Brusuglio (avuta in eredità da Carlo Imbonati). Lo scrittore, che nel frammento di canzone Aprile 1814 aveva manifestato la propria ostilità politica all’Imperatore, fu colpito dalla sua improvvisa scomparsa, tanto più che, sempre secondo la “Gazzetta”, Napoleone era spirato con i conforti della religione cristiana. l'ODE (Il Cinque maggio) fu composta di getto in soli tre giorni, dal 18 al 20 luglio 1821.
La prima stampa italiana dell’ode uscì a Torino nel 1823, tuttavia già nel 1822 Goethe l’aveva pubblicata in versione tedesca e anche in Italia ne circolavano esemplari manoscritti. L’ode valuta la figura di Napoleone alla luce di valori eterni ed universali e non di criteri storico-politici: per questo essa appare essenzialmente come una lirica a carattere religioso. Il Cinque maggio è definibile un vero e proprio “inno sacro”, al di fuori delle circostanze del calendario liturgico. Significativo è il legame del Cinque maggio con il principale degli inni sacri, la Pentecoste, a partire dalla presenza in entrambi di un identico verso “dall’uno all’altro mar” v.30. Ancor più stretto è poi il legame dell’ode con l’Adelchi, soprattutto con il suo secondo coro (La morte di Ermengarda, vv.61-66). Manzoni stesso parla dell’immensa emozione che presiedette alla composizione della lirica, in una lettera all’amico Cesare Cantù: “Che volete? Era una uomo che bisognava ammirare senza poterlo amare; il maggior tattico, il più infaticabile conquistatore, colla maggior qualità dell’uomo politico, il saper aspettare e il saper operare. La sua morte mi scosse, come se al mondo venisse a mancare qualche elemento essenziale […]” .
Cfr. De Caprio-Giovanardi, I testi della letteratura italiana, vol. 3, ed. “Einaudi”; Antonelli – Sapegno, L’Europa degli scrittori, vol. 2b, “La Nuova Italia”; appunti del docente.

A.MANZONI: INNI SACRI

La conversione al Cattolicesimo segna l’inizio del periodo di più intensa attività creativa del Manzoni. IL CATTOLICESIMO DEL MANZONI, maturato al termine di un lungo percorso di studi e meditazioni filosofico - morali, non è un sentimento dogmatico, né fondato su astrazioni filosofiche; esso è un sentimento vivo, intenso e autentico, volto a cogliere il senso consolatorio dell’eterna presenza di Dio nella dolorosa vita degli uomini; un cattolicesimo che nasce dalla sintesi dialettica delle pregresse esperienze culturali e umane del poeta: progressismo illuminista, idealismo romantico, calvinismo, giansenismo, la filosofia morale di S. Agostino e di Blaise Pascal .
Gli anni immediatamente successivi alla conversione risalgono gli Inni Sacri composti a partire dal 1812. Manzoni ne aveva progettato 12, ciascuno dei quali avrebbe dovuto celebrare le principale feste del calendario liturgico, ma riuscì a comporne solo cinque. Nel 1815 il Manzoni pubblicò i primi quattro Inni , La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale. Complessa la vicenda compositiva del quinto inno sacro : iniziata nel 1816, La Pentecoste subì ulteriori revisioni e fu data alle stampe solo 1822.
Negli Inni sacri il poeta si rifà alla tradizione della poesia religiosa antica e medievale (Cantico delle creature; le laude di Jacopone da Todi; la Commedia dantesca; la Canzone alla Vergine del Petrarca), nella quale gli Inni erano destinati alla declamazione corale da parte dei credenti di fondamentali verità di fede, in un linguaggio piano e comprensibile a tutti (il sermo humilis). Anche il Manzoni intende esprimere il proprio concetto di fede secondo un punto di vista corale, rendendosi interprete del rapporto tra Dio e il suo popolo. Tuttavia sul piano formale il risultato al quale giunge il Manzoni è altalenante: non sempre l’autore riesce a rendere la solennità del contenuto, ricco di immagini bibliche, mediante una forma agevole; spesso la sintassi appare complessa e involuta, il lessico appare legato a una obsoleta tradizione letteraria.
LA PENTECOSTE, ULTIMO INNO SACRO, È LA PIÙ VALIDA OPERA A LIVELLO POETICO: il contenuto tematico agisce prepotentemente sulla fantasia, che funge da filtro, e dona forma al contenuto poetico. Mentre negli altri inni sacri l’entusiasmo del neofita uccide la forma, nella Pentecoste il poeta realizza un perfetto equilibrio tra contenuto e forma: il contenuto – la discesa dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa; la presenza del divino nelle cose umane; la divina Provvidenza .
La Pentecoste (in greco, 50° giorno), celebra la legittimazione della Chiesa alla predicazione e alla divulgazione del messaggio evangelico, partendo dalla descrizione di “quel sacro dì” in cui avvenne la discesa dello Spirito santo sugli apostoli sotto forma di lingue di fuoco, infondendo in loro la forza d’animo necessaria a superare le persecuzioni e il dono della glossolalia, cioè la conoscenza delle lingue. Nella Pentecoste il Manzoni rappresenta un Dio pieno d’amore che partecipa costantemente alle vicende umane; UN DIO CALATO TRA GLI UOMINI che si manifesta sia attraverso i doni dello Spirito Santo, sia attraverso i segni della Divina Provvidenza. LA DIVINA PROVVIDENZAè concepita dal Manzoni come una delle forze fondamentali che agiscono nella Storia determinandone il corso: l’uomo che ha ricevuto la forza e il dono dello Spirito Santo può trovare nella Divina Provvidenza una guida superiore, e affidarsi completamente alla volontà di Dio. Nella Pentecoste il Manzoni sottolinea, inoltre, l’uguaglianza degli uomini dinanzi a Dio : in essa si traducono poeticamente gli ideali manzoniani di libertà e fraternità in Dio e nel sacrificio di Cristo. Sotto questo punto di vista non è evidente alcuna frattura tra il Manzoni della prima esperienza e il Manzoni rinnovato, dopo la conversione. LA FEDE SI FA ACCOMUNATRICE DI TUTTI GLI UOMINI ATTRAVERSO I VALORI ILLUMINISTICI DI LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ.
Il Manzoni, anche negli Inni sacri, testimonia di essere un autore calato perfettamente nella realtà del suo tempo. Egli analizza il dato reale con spirito analitico: ne evidenzia le contraddizioni, le ingiustizie, le sopraffazioni, le molteplici disarmonie. IL MANZONI AVVERTE IN MANIERA LUCIDA E DISINCANTATA IL PROFONDO CONTRASTO, TIPICAMENTE ROMANTICO, TRA REALE E IDEALE. LUNGI DAL RITENERE SUFFICIENTE L’APPORTO DELLA RAGIONE (la ragione da sola non garantisce più la felicità dell’uomo), EGLI DIMOSTRA COME LA SOFFERENZA UMANA PUÒ ESSERE SUPERATA MEDIANTE LA FEDE IN DIO GIUSTO, mediante la certezza che anche il dolore rientra in un disegno superiore e imperscrutabile (la provvida sventura), pertanto le pene di oggi troveranno una giusta ricompensa nella salvezza ultraterrena.
Già negli Inni Sacri si manifesta la CONCEZIONE PROVVIDENZIALISTICA DELLA STORIA che troverà ampio riscontro nei Promessi Sposi: Dio guida le vicende della storia, partecipa alle sofferenze degli uomini, vive in tutti coloro che soffrono per diffondere ideali di giustizia.

mercoledì 19 ottobre 2011

ALALESSANDRO MANZONI (1785-1873) - Profilo biografico

La lunga esistenza di Alessandro Manzoni appare spoglia di fatti rilevanti e raccolta in un alone di intimità domestica, gelosamente custodita. Nato a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni, proprietario terriero, e da Giulia Beccaria, figlia del marchese Cesare Beccaria, autore di uno dei capolavori dell’Illuminismo europeo, Dei delitti e delle pene (1764). Compie gli studi in collegio, dapprima presso i Padri Somaschi in Brianza, poi presso i Padri Barnabiti a Milano. Intanto la madre, separata legalmente dal padre, si trasferisce a Parigi (1795) con il conte Carlo Imbonati, senza portare con sé Il figlio. Il giovane Alessandro divenuto insofferente sia alla dura vita collegiale, sia al tipo di educazione ricevuta di stampo classicistico, non tardò a rivelare simpatie giacobine, palesi nella sua dichiarata volontà di “diventare ateo”. Lasciato definitivamente il collegio dei Barnabiti nel 1801, visse nella casa paterna dove ebbe modo di frequentare i grandi intellettuali del tempo, Vincenzo Monti, Ugo Foscolo, e alcuni intellettuali illuministi napoletani: Vincenzo Cuoco.
Nel 1805 A. Manzoni, appresa la morte di Carlo Imbonati, compagno della madre, si trasferisce a Parigi. Qui viene a contatto con i salotti culturali più in vista della capitale francese, quindi ha modo di approfondire e di consolidare i propri IDEALI LIBERTARI E GIACOBINI, nonché il proprio ATEISMO ANTICLERICALE maturato negli anni della sua formazione culturale. A Parigi il Manzoni frequenta il gruppo degli “Ideologi”, tra i quali ricordiamo Claude Fauriel con il quale l’autore strinse un sodalizio umano ed intellettuale. Gli ideologi erano filosofi e scienziati di idee repubblicane, eredi della tradizione illuministica e fautori del principio di libertà individuale, pertanto ostili all’assolutismo del regime napoleonico.
Nel 1807 muore il padre, Pietro Manzoni e il giovane Alessandro ne eredita il patrimonio.
Nel 1808 A. Manzoni sposa con rito calvinista la sedicenne svizzera Enrichetta Blondel, dalla quale ebbe dieci figli.
Il 2 aprile 1810 si verificò l’episodio destinato a entrare nella leggenda manzoniana: a Parigi, durante i festeggiamenti popolari per il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria, Alessandro, smarrita la moglie tra la folla, fu colpito da una terribile crisi di angoscia, prima manifestazione di quell’agorafobia che lo tormenterà per tutta la vita. La tradizione agiografica collega questo episodio al cosiddetto “miracolo di san Rocco”, ovvero alla folgorazione divina che avrebbe colpito il Manzoni nella omonima chiesa parigina, spingendolo a convertirsi al cattolicesimo. In realtà i due momenti (smarrimento di Enrichetta Blondel; conversione religiosa) sono distinti tra loro: la conversione al cattolicesimo fu in Manzoni l’esito di un lungo percorso fatto di meditazioni filosofiche e morali; avvenne a costo di un sofferto travaglio interiore di cui fu testimone la moglie Enrichetta, che per prima si era avvicinata al cattolicesimo sotto la guida dell’abate giansenista Eustachio Degola, abiurando il calvinismo. La dottrina giansenista influenzò non poco il cattolicesimo di A. Manzoni, conferendo ad esso un accentuato rigore morale. Il Ginsenismo (da Giansenio, teologo olandese del XVII-XVIII sec.) appariva come una dottrina intermedia tra cattolicesimo e protestantesimo, sottolineava la necessità dell’intervento della grazia divina nei processi di redenzione umana e si connotava per la morale austera e rigorosa, in opposizione al lassismo dei costumi dei Gesuiti.
Nel giugno 1810 la famiglia Manzoni rientrò definitivamente a Milano, dove aprì la propria casa di via Morone a poeti e letterati illustri come Giovanni Berchet, Carlo Porta, Hermes Visconti, Tommaso Grossi.
 Segue una fase di cocente delusione, in coincidenza dei moti risorgimentali del 1821, con i connessi processi politici; nonostante ciò, il 1821 fu per il Manzoni un anno di intensa produzione artistica: scrisse le due Odi politico-civili , Marzo 1821, il Cinque maggio; la seconda delle sue tragedie, l’Adelchi ; comincia la stesura del suo grande romanzo, Fermo e Lucia.
Nel 1827 trascorre un breve periodo (l’estate) a Firenze per la revisione linguistica (la famosa “risciacquatura” in Arno) del suo romanzo, I Promessi Sposi, apparsi in quell’anno in 1^ edizione.
Nei rimanenti 46 anni della sua vita (1827-1873), Manzoni si dedicò ad opere saggistiche, specie nel campo degli studi linguistici: tra il 1840 e il 1842 si colloca la definitiva edizione del romanzo I Promessi Sposi, apparso in dispense e profondamente rivisto. Tuttavia, nuove disavventure familiari lo attendevano: la morte della moglie Enrichetta nel 1833 e della primogenita Giulia nel 1835; le dissipazioni finanziarie dei figli Filippo ed Enrico. Nominato nel 1860 senatore del nuovo Regno d’Italia da Vittorio Emanuele II, il Manzoni scandalizzò i cattolici più intransigenti per aver votato a favore sia del Regno d’Italia (1861) sia a favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze(1864); e soprattutto accettando, nel 1872, la cittadinanza onoraria offertagli dal comune di Roma. Dopo essere passato attraverso numerosi altri lutti familiari, Manzoni si spense quasi novantenne a Milano, il 22 maggio 1873.
Il cattolicesimo del Manzoni gli consentì di approdare ad una religiosità profonda ed intensa: il Manzoni non rinnegò il suo retroterra culturale, filosofico e ideologico; piuttosto adattò gli ideali laici e giacobini della Rivoluzione francese - libertà, uguaglianza, fraternità – ad una nuova esigenza, suprema ed universale, di giustizia sociale, nel segno della morale cattolica. Il Dio del Manzoni è il Cristo fatto uomo, flagellato sulla croce per redimere i peccati di tutta l’umanità; Egli rappresenta la suprema garanzia di libertà, di uguaglianza, di giustizia sociale. Attraverso il sacrificio della croce, attraverso il perdono e la sua infinita misericordia, il Cristo ha offerto a tutti gli uomini, senza distinzioni di cultura, di razza o di censo, l’opportunità della salvezza ultraterrena, la possibilità di un riscatto dallo stato di contrizione del peccato.
LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO AVRÀ, DUNQUE, PER MANZONI, NON SOLTANTO UN VALORE ETICO, QUANTO ESTETICO: tutta la realtà (la storia, la poetica, gli ideali umani e artistici) sarà trasfigurata dall’autore alla luce della nuova religiosità.

Il Manzoni, erede del meccanicismo materialista e del razionalismo illuministico, figlio di un’epoca storica segnata da laceranti conflitti politico-sociali (Rivoluzione francese, assolutismo napoleonico, dominazione austriaca) elabora, al pari del Foscolo, una visione profondamente pessimistica della condizione umana: la vita si configura spesso come un percorso doloroso e contraddittorio, segnato dall’insanabile contrasto tra il reale (ciò che siamo) e l’ideale ( ciò che vorremo che fossimo). Se il Foscolo risolve il lacerante dissidio tra ragione e spirito grazie all’intervento delle illusioni, i miti salvifici dell’uomo, il Manzoni riesce a smussare gli aspetti più cupi del suo pessimismo grazie alla scoperta della fede, alla rivelazione della Grazia divina, alla misericordia, grazie alla fiducia nella divina Provvidenza che attua l’armonico disegno di Dio. Il Manzoni risolve nella fede cristiana il proprio anelito all’ideale.
ANCHE DANTE, ALLA STREGUA DEL MANZONI, SOTTOLINEA IL CONCETTO DELLA DIVINA PROVVIDENZA, CHE TUTTO SUGGELLA. Naturalmente ciò che contraddistingue i due grandi autori è la base filosofica, aristotelico - tomistica nel primo, illuministica nel secondo. In Manzoni abbiamo il segno di un Dio giusto, che permea col suo spirito tutto il creato; anche la sofferenza, intrinseca nell’esistenza dell’uomo, risponde ad un fine ultimo preordinato: tutto ciò che il Creatore ha tolto agli uomini, sarà restituito a piene mani. Il Manzoni, volto costantemente all’analisi critica e scientifica del reale, non poté non conquistare la sua fede in maniera sofferta e ragionata. Una fede non dogmatica, volta a cogliere il senso consolatorio e illuminante dell’eterna presenza di Dio nella vita degli uomini; una fede capace di accogliere in sé, in quanto sorgente di ogni ideale, anche le idee progressiste di stampo illuministico tanto care all’autore, secondo un sincretismo culturale tipicamente manzoniano.
Il cristianesimo del Manzoni , dunque, è il recupero di un ideale cristiano evangelico che si manifesta nel costante richiamo ai principi e ai valori che avevano orientato la formazione culturale del giovane poeta: libertà, giustizia sociale, solidarietà umana. Da ciò deriva una poesia fortemente ancorata al “vero” storico; una poesia oggettiva, aliena da eccessivi slanci dello spirito e dalla tentazione di esaltare singole personalità ed esperienze straordinarie, in cui la voce dell’autore perde ogni connotazione individuale per farsi interprete di un punto di vista corale, per esprimere il rapporto tra Dio e il popolo.

LA PRODUZIONE LETTERARIA

LA PRIMA FASE DELLA SUA PRODUZIONE LETTERARIA – PRECEDENTE ALLA CONVERSIONE ( 1810) appare caratterizzata da una sostanziale adesione alla poetica e al gusto del Neoclassicismo , dal prevalere dell’ influenza di V. Monti e di G. Parini, ma soprattutto da un radicalismo giacobino (ideali libertari, ateismo anticleriacale), cioè da un atteggiamento di contestazione rispetto ad una realtà sociale contraddittoria, nella quale il poeta non si ritrova.
A questa prima fase fanno riferimento le opere giovanili: Il trionfo della libertà (1801), una macchinosa celebrazione del valore della libertà contro ogni forma di superstizione e di tirannide; Urania , un poemetto mitologico dedicato alla funzione civilizzatrice della poesia; un sonetto-autoritratto di imitazione alfieriana; I Sermoni, quattro aggressive satire sul modello oraziano, contro il malcostume della società milanese, contrassegnata da false ipocrisie e da pseudo poeti . Questa fase culmina nel carme in endecasillabi sciolti, In morte di Carlo Imbonati (1806), nel quale rifacendosi a Parini, celebra il ruolo dell’intellettuale impegnato nel progresso civile.
Una svolta radicale nell’opera del Manzoni è generata dalla CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO (1810) , conversione che si configurerà anche come conversione letteraria, segnando un’ evoluzione sia sul piano etico che sul piano estetico. Il Manzoni abbandona la mitologia e la poetica neoclassica (repertorio culturale greco-romano) per sostanziare la propria lirica di contenuti religiosi, assumendo come repertorio di immagini e di metafore quello offerto dai testi sacri ( in particolare la Bibbia). Il nuovo patrimonio di cultura cristiano non sostituisce, bensì affianca il consueto retroterra offerto dagli studi classici. La conversione, dunque, produce conseguenze immediate essenzialmente sul piano tematico, mentre su quello formale, la poesia manzoniana continua ad essere legata alla tradizione classicistica. La conversione al cattolicesimo segna l’inizio del periodo di più intensa attività creativa del Manzoni.
Cfr. De Caprio-Giovanardi, I testi della letteratura italiana, vol. 3, ed. “Einaudi”; Antonelli – Sapegno, L’Europa degli scrittori, vol. 2b, “La Nuova Italia”; appunti del docente.

COMUNICAZIONE AGLI ALUNNI DELLA VF

Di imminente pubblicazione un nuovo Post su A.Manzoni. Saluti, La prof

sabato 15 ottobre 2011

...ANCORA SUL ROMANTICISMO, by Verdiana Conte


ORIGINI E DIFFUSIONE DEL ROMANTICISMO
Nella tradizionale periodizzazione storiografica occidentale l'età contemporanea viene fatta iniziare nel 1789, anno in cui scoppia la rivoluzione francese che determina il crollo dell'Anciene regime in nome dei principi di libertà e uguaglianza.
L'avvenimento segue di pochi anni la rivoluzione americana delle colonie inglesi d'oltre oceano. Questi due eventi politici del Settecento, uniti alla rivoluzione industriale, affondano le loro radici nella concezioni illuministiche ed aprono l'età delle rivoluzioni liberal-democratiche.
Alla fine del XVIII secolo la storia occidentale accellera il proprio corso e muta volto.
L'Ottocento è un secolo che presenta caratteri di continuità e discontinuità rispetto alle istanze e alle premesse storico culturali settecentesche: da un lato le sviluppa e le porta a compimento, dall'altro le modifica e le supera in forme nuove profondamente contraddittorie. Il complesso contesto storico, culturale e etterario che caratterizza tale periodo può essere diviso in diversi quadri fondamentali tra cui:
ETA' NAPOLEONICA
ETA' DELLA RESTAURAZIONE E DEL ROMANTICISMO

ETA' NAPOLEONICA
Il suo inizio è fatto coincidere con il 9 Novembre 1799 (18 Brumaio) in cui il generale Napoleone diventa arbitro del potere a Parigi assumendo la carica di console. Proclamatosi imperatore nel 1804 e re d'Italia nel 1805 affrontò tutte le potenze europee. Sebbene fu costantemente vincitore non potè mai affermare il suo potere in modo definitivo. Impose sul proprio dominio nuovi indirizzi culturali e politci espressione del patrimonio della Rivoluzione Francese e della volontà imperialistica della Francia post-rivoluzionaria.
Dopo aver subito una prima sconfitta a Lipsia (1814) ed un altra a Waterloo (1815) egli concluderà il suo dominio. La conclusione di quest'epoca coincide col tramonto del Neoclassicismo e l'affermarsi del Romanticismo.

ETA' DELLA RESTAURAZIONE E DEL ROMANTICISMO
Il tentativo di "restaurare" l'Europa a seguito dell'epoca napoleonica fu affidato al Congresso di Vienna 1814/15. In esso le maggiori potenze vincitrici di Napoleone si posero il compito di ridisegnare la carta politica continentale non tenendo conto delle diverse popolazioni. L'obiettivo era quello di rispettare i criteri di equilibrio e legittimità precedentemente esistiti.
In Italia l'alterazione degli assetti territoriali, determinata dal ventennio napoleonico, è così profonda che risulta impossibile una pura e semplice restaurazione. Viene perciò definita una nuova carta geografica della penisola.
Già sollecitata dalle armate napoleoniche emerge in forme più evidenti in Europa come in Italia l'idea di nazione uno dei cardini del nascente ROMANTICISMO.
Sul piano culturale l'età della restaurazione coincide col trionfo dell'IDEALISMO concezione che considera lo spirito fondamento della realtà.
Il pensiero romantico presenta caratteristiche molto articolate e difficilmente riconducibili a schematiche suddivisioni interpretative tanto che sul piano politico inizialmente tende ad assumere connotazioni conservatrici e reazionarie per poi ispirare i movimenti progressisti e liberali europei sulla base di una rinnovata lettura dei principi di libertà e democrazia della tradizione illuministica.
Nella prima metà dell'ottocento i movimenti democratici acquistano sempre più forza mentre il decollo industriale coinvolge le principali nazioni.
La nuova situazione moltiplica la forza dei movimenti liberali. Si organizzano i primi sindacati in base all'affermazione del principio socialista che si oppone alle teorie liberali. In nazioni come l'Italia in cui riscontriamo un ritardo storico ed economico l'unificazione territoriale si realizza solo nel 1861 a compimento di quel processo di "rivoluzione passiva".

DALLA RESTAURAZIONE AL 1848: L'ETA' DEL ROMANTICISMO
Nella prima metà dell'Ottocento dopo il Congresso di Vienna, in Europa si succedono il tentativo di restaurazione dell'Anciene regime e le insurrezioni popolari. La sempre più agiata classe borghese lotta per sottrarre alla nobiltà la direzione dello stato e per imporre un indirizzo liberale. Anche sul piano culturale si afferma il primato di nazione, idea appartenente ad un processo di concezioni che rifiutavano il pensiero matgerialistico e razionalistico, facendo riferimento alla filosofia idealistica tedesca nelle sue diverse espressioni.
I decenni in cui si afferma tale nuova sensibilità nel continente europeo e in Italia sono denominati "età del romanticismo" movimento culturale e letterario che domina la prima metà dell'Ottocento.
Il termine romantico deriva dall'aggettivo inglese "romantic" usato già nel seicento in senso dispreggiativo con riferimento agli antichi romanzi cavallereschi. Il vocabolo diventa, successivamente, sinonimo di fantastico e in Germania sinonimo di modo di pensare opposto alla concezione illuministica. Alla fine del '700 nasce il movimento dello Sturm Und Drang che prende il nome di un dramma passionale scritto da Klinger in cui sono già rese implicite le caratteristiche del romanticismo.
Contraddistinguono l'ideologia e la sensibilità romantica valori specialmente opposti ai principi illuministici.
La filosofia idealistica viene contrapposta al materialismo e al sensismo;
La religiosità all'ateismo e al deismo;
La difesa della nazione al cosmopolitismo;
L'amore per la storia al senso antistorico della realtà;
La tendenza individualistica e sentimentale al pensiero scientifico, analitico e oggettivo.

Il nuovo intellettuale è interprete di un nuovo modo di pensare. Egli si rivolge al popolo per ispirarlo verso i nuovi valori liberali. Il poeta si presenta come VATE del cambiamento del destino di un popolo e cm espressione della dimensione soggettiva dell'uomo.La poetica romantica è socialmente innovativa: essa rifiuta il principio dell'imitazione della natura e concepisce l'arte come libera e spontanea creatività del sentimento di un singolo individuo o di un popolo.
TEMI CENTRALI DELLA CULTURA ROMANTICA SONO:
Il recupero della spiritualità;
L'esaltazione del sentimento;
La riscoperta del popolo nella sua individualità linguistica, storica e culturale;
La rivalutazione della storia, in particolare della Storia medievale, radice delle tradizioni e delle moderne nazioni europee;
La tendenza lirico-soggettiva.


Per quanto riguarda l'Italia, il Romanticismo sorge tardivamente, in seguito alla polemica innescata dalla pubblicazione sulla rivista "Biblioteca italiana" di una lettera di Madame de Stael che invita i letterati italiani a mettersi al passo con i tempi. La particolare situazione storica e culturale della penisola influenza la specificità del romanticismo italiano che si caratterizza per: a) continuità e non rottura con l'illuminismo; b) prevalenza di tematiche patriottiche; c) sviluppo della questione del linguaggio; d) rifiuto del classicismo.


...ANCORA SUL ROMANTICISMO
Il Congresso di Vienna, conclusosi nel 1815, ridisegna la carta dei confini e gli assetti politici dell'Europa.
Nell'area nord-orientale la russia si rafforza e viene creata la confederazione germanica costituita da 39 stati i cui rappresentanti riuniti in una Dieta sono presieduti dall'imperatore d'Austria. Nel contempo la Prussia si espande ad ovest fino ai confini con la Francia e l'Austria degli Asburgo diventa un immenso impero che comprende anche l'Ungheria, la Boemia e il Lombardo-Veneto italiano fulcro dell'espansione bonaartista.
La Francia non ottiene mutamenti territoriali e la Gran Bretagna ottiene numerosi territori extra europei.
Sul piano ideologico e culturale nell'età della Restaurazione si sviluppa un elaborazione teorica che si basa sull'elaborazione fondata su principi che si oppongono alla cultura illuministica reazionaria e napoleonica. Vengono confutati i cardini del pensiero illuminista, vale a dire il primato della ragione, il sensismo, il materialismo, il deismo, il cosmopolitismo e l'antistoricismo.
Il termine Romanticismo trova le sue origini nell'inglese Romantic utilizzato per indicare l'inverosomiglianza delle vicende narrate nei poemi epico cavallereschi. Nella seconda metà del Settecento il vocabolo tramite il francese "romantique" comincia ad assumere un significato positivo e ad indicare uno stato d'animo indefinibile a livello razionale.
La dimensione spirituale romantica s'intreccia con il nuovo concetto di "SUBLIME". Le concezioni fondamentali del romanticismo europeo possono essere così sintetizzate:
1) opposizione della filosofia idealistica al senso religioso deista e materialista illuministico;
2) esaltazione del sentimento e diffidenza verso la ragione;
3) individualismo inteso come libertà del singolo;
4) rifiuto delle regole che soffocano i popoli e quindi gli uomini;
5)rivalutazione della storia in particolare dell'epoca medievale radice delle tradizioni e delle moderne nazioni;
6)amore di patria;
7)passione amorosa intesa come forza vitale.
Il Romanticismo si esprime mediante un'ansia di assoluto e di infinito che si realizza in forme molto varie : nel contrasto tra realtà e idealità, nella sfiducia rispetto all'ottimismo illuministico circa la possibilità di "illuminare" l'esistenza degli uomini con la sola ragione. Il dualismo di fondo della cutura romantica si traduce in una concezione drammatica e pessimistica del vivere umano.
Il movimento Romantico in Italia risale al 1816, anno in cui scoppia la polemica classico romantica innescata dalla pubblicazione sulla rivista ''Biblioteca italiana'' ad opera di Madame de Stael di un articolo, Sulla maniera e utilità delle tradizioni in cui la nobildonna francese attacca la letteratura accademica italiana accusandola di essere antiquata, pedantesca e lontana dalle esigenze popolari e invita i letterati italiani a tradurre opere europee. Le caratteristiche peculiari del Romanticismo italiano stanno nel rifiuto delle tematiche legate al senso dell'orrido, nell'impegno patriottico risorgimentale, nell'adesione al Realismo, motivi che affondano le proprie radici nell'illuminismo lombardo.

giovedì 13 ottobre 2011

Agli alunni della V F

Sabato 15 ottobre correzione della versione (semplicissima) sulle imprese di Annibale ; esercitazione in classe con ripasso delle coniugazioni verbali. Controllo compiti svolti Saluti, la prof

mercoledì 12 ottobre 2011

Comunicazione ai campioni della V F

Per domani, 13 ottobre, raccomando a tutti di portare il testo di letteratura italiana. Saluti,la prof :)

lunedì 10 ottobre 2011

I TEMI DELLA POESIA ROMANTICA

Un dato certo del Romanticismo è che nessun fenomeno si presenta in maniera univoca: tipica della condizione romantica è l’oscillazione di stati d’animo e la frequente ambivalenza degli atteggiamenti e delle posizioni ideologiche. Così, prendendo in esame alcune manifestazioni della cultura romantica, ad esempio la figura del poeta, la concezione della lirica, del dramma o del romanzo, è evidente che dobbiamo segnare una prima distinzione tra le poetiche dell’io e le poetiche della realtà.
LE POETICHE DELL’IO sono manifestazioni che nascono dall’esigenza dello scrittore di trovar compenso alle proprie frustrazioni, di origine psicologica e sociale e pongono perciò al centro dell’universo artistico la figura del poeta considerato essere unico e irripetibile. Quanto più lo scrittore si sente sradicato dalla società che lo circonda, solo e incompreso, tanto più ne fa la condizione della propria superiorità, l’aureola del proprio martirio ed eroismo. LA FIGURA DEL POETA viene affiancata a quella del sacerdote: egli viene ad essere profeta e guida dell’umanità , diviene un essere capace di cogliere con la forza dell’intuizione e con lo slancio del sentimento le più alte e misteriose verità; un essere che non ha bisogno di imitare la Natura perché la forza vitale della natura si esprime attraverso la sua voce; un essere che guarda alla realtà soltanto per pronunziare parole profetiche e concepire utopie. Nel poeta viene messa nel massimo risalto l’interiorità, lontana dalla perturbazioni della vita e libera di e libera di sprofondare negli abissi più insondabili dell’inconscio o di elevarsi e identificarsi con lo slancio vitale dell’universo. IL TITANISMO ROMANTICO, l’enfasi con cui viene innalzato l’io dello scrittore al di sopra della comune umanità, non si esaurisce nell’autoesaltazione, ma finisce per tradursi in un impegno politico e sociale, tanto che molti poeti romantici si fanno assertori di libertà e difensori dell’indipendenza nazionale. L’esempio più noto del TITANISMO ROMANTICO, al di là delle tracce riscontrabili nelle opere del Foscolo, riamane quello leopardiano della canzone “All’Italia” che raggiunge la massima tensione oratoria nei versi “L’armi, qua l’armi: io solo/combatterò, procomberò sol io./ Dammi, o ciel, che sia foco/ agli italici petti il sangue mio”.
LE POETICHE DELL’IO TROVANO ESPRESSIONE PREVALENTEMENTE NELLA LIRICA.
• Un tema costante nelle liriche romantiche è IL DISAGIO DEL POETA NEL MONDO: il conflitto con la società, il rapporto dell’uomo con la natura ( sentita come madre o come matrigna, come forza benefica o come potenza ostile e misteriosa), il sentimento di solitudine e di infelicità, l’inesorabile scorrere del tempo e il doloroso destino di morte a cui gli uomini non possono sottrarsi.
• Al tema del disagio del poeta è collegato IL TEMA DEL RIFUGIO NELLA INTERIORITA’ (INDIVIDUALISMO) sentita come realtà più pura e più vera di quella materiale e sociale. L’infinito, l’ignoto, il notturno, l’ineffabile, il nulla eterno diventano i poli di attrazione della fantasia poetica che tende a forzare o ad indebolire i limiti dell’esperienza oggettiva e ad abbandonarsi alla voluttà del fiabesco, dello slancio mistico, dell’irrazionale. LA POESIA , L’ARTE, LA BELLEZZA rappresentano ideali superiori, che oppongono il godimento estetico alla triste realtà dell’esistenza.
• Sotto il segno dell’individualismo si pone IL TEMA DEL TITANISMO E DELLA LIBERTA’ POLITICA: temi che ebbero largo corso nel periodo della Restaurazione e attraverso i quali il poeta aspirava ad ergersi a guida del suo popolo, coscienza morale della nazione.
IL TEMA DELL’AMORE inteso come forza travolgente che spesso si scontra con le convenzioni e, in alcuni casi, è destinato a sublimarsi in forme ideali e a trovare una soluzione solo nella morte (leopardi) o addirittura nel suicidio (Flaubert) Le eroine romantiche sono animate dalla passione e i loro amori sono tormentati e a volte irrealizzabili. Su tutto domina, spesso, l’elemento irrazionale.
• Su tutto domina la figura del POETA la sua sofferenza, i suoi languori, la sua ribellione alle convenzioni e alle leggi codificate, il suo modo di sentire la vita, l’arte e la morte. Nella concezione romantica, LA POESIA e, più in generale, l’ARTE non devono più basarsi sul principio classico di "imitazione", né sul principio classicistico del “bello ideale” (arte greco-romana). L’arte e la poesia devono prescindere da tutte le regole della tradizione retorica, da tutti i modelli precostituiti, giudicati piuttosto come gabbie soffocanti di regole, che impediscono il dispiegarsi della verità più profonda dell’arte nemiche della spontaneità e della creatività. L’arte deve rappresentare l’assoluta libertà d’ispirazione e di espressione del poeta : l’arte deve scaturire da un contatto creativo tra l’artista e la natura, che rappresentano i poli distinti di un rapporto dialettico fatto di attrazione, fascino, mistero, dolore, anelito all’infinito.
LE POETICHE DELLA REALTA’, anch’esse sorte nel solco della cultura romantica, trovarono applicazione prevalentemente nell’opera narrativa, soprattutto nel ROMANZO. Il Romanzo ottocentesco, predilige tematiche di adesione al vero storico; l’opera d’arte deve riprodurre la verità, e lo scrittore ha il dovere non soltanto estetico, ma anche etico, di far agire i suoi personaggi nel quadro complesso della realtà sociale (vedi Victor Hugo, I miserabili; A. Manzoni, promessi sposi). Il nuovo romanzo ottocentesco, lungi dal limitarsi a tracciare la vicenda psicologica di pochi protagonisti, come nei romanzi epistolari del Settecento (Richardson, Rousseau, Goethe, Foscolo), tendono a cogliere la dinamica sempre più complessa della società capitalistica, di descrivere il bene e il male, le azioni nobili e quelle più basse. Il più grande dei romanzieri europei dell’Ottocento, Honoré De Balzac, riproduce un mosaico di personaggi attinti dalla complessa realtà sociale, espone un inventario di vizi e virtù, la storia dei costumi di un’intera civiltà, sempre alla ricerca delle cause che determinano gli effetti sociali.
Cfr. Riccardo Marchese, Letteratura e realtà, vol.3, “Dall’età napoleonica a Verga”.

venerdì 7 ottobre 2011

IL ROMANTICISMO IN ITALIA

IL ROMANTICISMO IN ITALIA ebbe un caratteristiche peculiari moderato rispetto al movimento che interessò tutta l'Europa.
Le ragioni vanno ricercate
 nella persistenza in ambito culturale della mai tramontata tradizione classicistica, che operò da freno, epurando il romanticismo italiano dagli aspetti morbosi, irrazionali e mistici che apparivano in contrasto con il principio classico di armonia ed equilibrio delle forme.
 L’altra ragione va ricercata nella difficile condizione politica italiana, uscita ancora divisa dal Congresso di Vienna, ridotta ad “una semplice espressione geografica” secondo la sprezzante definizione di Metternich, ma tuttavia anelante all’indipendenza e all’unità. Pertanto molti scrittori romantici italiani isolarono e svilupparono del Romanticismo soprattutto l’aspetto politico, quello che esaltava il sentimento nazionale e la libertà dei popoli oppressi, e si assunsero il compito di risvegliare e galvanizzare la coscienza nazionale e l’amor di patria, di educare politicamente e di elevare spiritualmente il popolo italiano.
 Altro elemento frenante del Romanticismo italiano fu, oltre alla complessa situazione politica e alla persistente tradizione classicistica, la presenza ancora viva, specialmente il Lombardia, di molti aspetti derivanti dalla cultura illuministica: il solido realismo degli scrittori del “Caffe”, le idee divulgate dai fratelli Pietro e Alessandro Verri, da Cesare Beccaria, l’influenza della poesia politico-civile di G. Parini, il neoclassicismo di U. Foscolo.
I Romantici italiani, pertanto, si sforzarono di conciliare le manifestazioni più esasperate del Romanticismo europeo con la tradizione culturale italiana di matrice classicistica.
Il Romanticismo italiano, al di là della comune base concettuale, presenta due indirizzi fondamentali, insiti nella natura stessa del Romanticismo: l’indirizzo realistico ed oggettivo (legato all’analisi del dato reale); l’indirizzo lirico, patetico e soggettivo ( di influenza prevalentemente nord europea).
1 L’indirizzo realistico ed oggettivo si fa testimone di un’arte il più possibile aderente al “vero” storico. L’arte deve svolgere principalmente una funzione didascalica : deve contribuire alla formazione nel cittadino di una coscienza nazionale; deve contribuire al progresso civile della società. In questo senso il Romanticismo diede luogo ad una ricca produzione patriottica del Risorgimento ed ebbe quale massimo esponente A.Manzoni (a.Manzoni: l'arte deve avere il vero come soggetto,l'utile per scopo, l'interessante per mezzo).
2 L’indirizzo lirico e soggettivo fa riferimento ad un’arte individualistica, che sia la chiara espressione dei sentimenti dell’artista , dei suoi dissidi interiori, del suo profondo senso del dolore. Qesto filone ha come massimo esponente G.Leopardi, proseguirà nel cosiddetto “Secondo Romanticismo” e nel movimento della Scapigliatura.
Il Manifesto del Romanticismo italiano è rappresentato dalla “ Lettera semiseria di Grisostomo” (1816) di Giovanni Berchet pubblicata nel 1816, anno in cui apparve sul primo numero della rivista “ La Biblioteca italiana” un articolo di Madame De Stael dal titolo “ Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni” (gennaio 1818).
La Lettera sembra scritta sotto l’influenza stessa dell’articolo sull’utilità delle traduzioni, perché il Berchet, sotto lo pseudonimo di grisostomo, finge di inviare il figlio, che è lontano in un collegio, la traduzione di due Ballate del poeta tedesco Goffried Burger (1747-94) - Il cacciatore feroce e l’Eleonora- di argomento fortemente romantico per la presenza di elementi drammatici, avventurosi, lugubri. Tale occasione offre al Berchet lo spunto per affrontare il tema della nuova poesia romantica e per metterne in evidenza, con notevole rigore logico, la modernità e la superiorità sulla poesia classica.
L’articolo di Madame De Stael Madame de Staël (scrittrice francese di origini svizzere, Parigi 1766 – Parigi, 1817), pubblicato nel 1816, nella traduzione di Pietro Giordani, polemizzava con i classicisti italiani per la loro staticità nelle tematiche, ormai antiche, anacronistiche e ripetitive ; consigliava dunque ai letterati italiani di abbandonare le tematiche della mitologia greco-romana, giudicate oramai anacronistiche nel resto d’Europa, e prendere spunto dalle letterature europee, come quella inglese e tedesca, che rappresentavano grande innovazione e modernità. Fra i grandi sostenitori del Classicismo italiano che risposero all'articolo della De Staël, furono Pietro Giordani e Giacomo Leopardi.
G. Leopardi partecipò alla polemica classico-romantica dapprima, ancora adolescente, con una lettera indirizzata ai compilatori della “Biblioteca italiana”, che però non venne pubblicata, e nel 1818, quando scrisse il “Discorso di un italiano sulla poesia romantica”. In entrambi gli interventi Giacomo Leopardi si dichiara contrario alle traduzioni dei opere straniere, giudicate infarcite di descrizioni mostruose, assurde e fantastiche, tutte cose lontanissime dalla “vera, castissima, santissima, leggiadrissima natura”.
« Dovrebbero a mio avviso gl'italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglesi e tedesche; onde mostrare qualche novità a' loro cittadini. »
(Madame de Staël, "Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni", traduzione di Pietro Giordani)


Già al momento della sua pubblicazione, l’articolo di Madame De Stael apparve come una denigrazione della gloriosa tradizione culturale italiana, suscitando subito la sdegnosa reazione dei classicisti italiani. L’articolo si inserì nella celebre “polemica classico romantica” che vide contrapposti intellettuali classicisti, pronti a difendere l’integrità e il carattere nazionale della cultura italiana, ed intellettuali romantici, che ritennero giuste le critiche della De Stael, riconoscendo la decadenza italiana nel contesto della cultura europea ed impegnandosi a vivificarla e a modernizzarla. Gli intellettuali romantici in Italia ebbero come organo di divulgazione la rivista “Il Conciliatore” (1818-1819), così intitolato perché mirava a “conciliare i sinceri amatori del vero”, come scrisse il suo redattore capo, Silvio Pellico. Furono collaboratori del “Conciliatore” Giovanni Berchet, Ludovico Di Breme, Ermes Visconti, Pietro Borsieri, Federico Confalonieri. Erano uomini di idee liberali e ben presto attirarono i sospetti e l’intervento della censura austriaca. Così l’attività del “Conciliatore” fu sospesa dal governo austriaco nel dicembre 1819.

IL ROMANTICISMO (caratteri generali)

Il Romanticismo fu un vasto movimento di pensiero che caratterizzò le tendenze e le manifestazioni culturali europee della prima metà dell’Ottocento.
La genesi storico-filosofica va ricercata nella crisi dell’Illuminismo e nella delusione che fece seguito in Europa al fallimento degli ideali libertari innescati dalla Rivoluzione francese, fallimento testimoniato dapprima dall’assolutismo dell’Impero napoleonico, poi dal nuovo assetto geopolitico scaturito dalla Restaurazione.
 In Inghilterra le tendenze preromantiche si manifestano già alla metà del Settecento nella poesia sepolcrale e notturna di autori come EDWARD YOUNG (Pensieri notturni 1774), THOMAS GRAY (Elegia scritta in un cimitero di campagna 1751), HORACE WALPOLE (Il castello di Otranto 1764), JAMES MACPHERSON (I Canti di Ossian, che egli fece passare per antico epos nordico; I Canti di Ossian furono noti in Italia dalla traduzione di Melchiorre Cesarotti). Queste opere narrano storie leggendarie d’amore e di morte che si svolgono sullo sfondo di una natura selvaggia e ostile, pervasa dal gusto del patetico, dell’orrido.
 In Germania chiare tendenze preromantiche si ravvisano nella nascita del movimento STURM UND DRUNG (Tempesta e assalto), fiorito tra il 1770 e il 1785, derivando il titolo dal nome di un dramma di Friedrich Klinger (1752-1831). Tale movimento, che rifiutava il rigido accademismo della poetica neoclassica rivendicando l’assoluta libertà creativa del poeta, ebbe tra i maggiori teorici e sostenitori gli scrittori e filosofi Johann Georg Hamann (1730-88), e Johann Gottfried Herder (1744-1803), i quali delinearono la figura creativa e l'originalità spirituale del “genio” artistico in alternativa alla tradizionale cultura letteraria adagiatasi nelle proprie convenzioni borghesi. Nell’ambito dello Sturm und Drung fecero le prime esperienze poetiche J.Wolfang Ghoete e Friedrich Schiller.
 In Italia tracce di tendenze preromantiche si avvertono alla fine del Settecento nelle opere di G. Parini e di V. Alfieri . Quest’ultimo, in particolare, polemizzando con gli esiti della Rivoluzione francese, aveva rivendicato l’importanza della componente spirituale, la sacralità di valori quali l’individualismo, il titanismo, l’amor di patria e il soggettivismo artistico, in contrapposizione all’egualitarismo, al razionalismo meccanicista, al determinismo della filosofia illuministica.
Attraverso l’opera di questi intellettuali “preromantici” entrano in circolazione ed acquistano forte rilevanza alcuni motivi ed atteggiamenti che vanno contro la letteratura del buon senso e del garbo, contro il classicismo della cultura salottiera e aggraziata dominante tra Settecento e Ottocento.
 Il termine “Romantic” fu usato per la prima volta con connotazione dispregiativa dai razionalisti inglesi alla fine del Seicento in riferimento a narrazioni dal carattere fantastico e irreale. Ancora durante il Settecento razionalista il termine designava cose lontane dalla realtà, incredibili, “romanzesche”. La rivalutazione del vocabolo avviene in Francia per opera di J.J. Rousseau (1712-1778) che lo usò per indicare gli aspetti suggestivi di un paesaggio e le sensazioni patetico-malinconiche che il paesaggio suscitava nell’osservatore.
Questa identificazione tra “romantico” e “pittoresco, malinconico” venne ripresa in seguito d alcuni intellettuali tedeschi, che arricchirono di ulteriori sfumature di significato la parola: questa venne quindi a qualificare l’irrequieta sensibilità dei poeti moderni, che contrapponevano l’innocenza e la forza dei sentimenti alle rigide astrazioni dell’intelletto. I fratelli Schlegel in sede di critica letteraria usarono il termine “Romantico” per indicare la nuova poesia, ingenua , sentimentale ed infinita, contrapposta a quella dotta e stereotipata di imitazione classica. Madame De Stael, infine col suo libro “De l’Allemagne”, lo diffuse in tutta Europa.
CARATTERI FONDAMENTALI DEL ROMANTICISMO:
L’IRRAZIONALISMO, ESALTAZIONE DEL SENTIMENTO, FRATTURA TRA L’IO E IL MONDO
L’ESALTAZIONE DELL’INDIVIDUO, INTESO COME ESSERE UNICO E IRRIPETIBILE (ACCENTUATO INDIVIDUALISMO)
ESALTAZIONE DELL’EROE RIBELLE (TITANISMO)
ESALTAZIONE DELLE TEMATICHE RELIGIOSE E SPIRITUALISTICHE
MISTICISMO O PANTEISMO NEI CONFRONTI DELLA NATURA
RINNOVATO SENSO DI IDENTITA’ NAZIONALE; RISCOPERTA DEL VALORE DELLA STORIA E DELLE TRADIZIONI POPOLARI (STORICISMO)
L’ ARTE INTESA COME ASSOLUTA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE ; ESALTAZIONE DEL GENIO AL DI FUORI DELLE REGOLE. Nella prospettiva secondo la quale i Romantici intendono il sentimento, l’istinto, la fantasia intese come forze primarie, non soggette alle regole generali della ragione, confluiscono i concetti di “entusiasmo” e di “sublime”: il concetto di sublime è quello che caratterizza l’arte vera, dominata da sentimento, istinto e fantasia, che non produce un limpido diletto, ma al contrario genera un sentimento di smarrimento, struggimento ed inquietudine.

Il Romanticismo, che ebbe il suo centro di irradiamento in Germania, fu un fenomeno a carattere europeo; dunque, ciascuna nazione sviluppò una poetica romantica in conformità alla proprio contesto storico- politico e alla propria tradizione culturale.
In Germania, culla del R., questo movimento ebbe un carattere prevalentemente filosofico-mistico, fondato sulla nuova intuizione della realtà in “fieri” e proteso alla conquista dell’assoluto e dell’infinito: “la poesia romantica è in continuo divenire; anzi questa è la sua vera essenza: che può soltanto divenire, mai essere” (F. Schlegel, Frammenti, 1798).
Oltre ai fratelli Friedrich e August Schlegel, altro teorico tedesco della poesia romantica fu Friedrich Schiller, autore del saggio “ Sulla poesia ingenua e sentimentale” (1796); secondo Schiller la poesia moderna (romantica) si caratterizza essenzialmente come “sentimentale” in opposizione alla poesia “ingenua” e primitiva, che domina presso gli antichi. Mentre la poesia ingenua è “naturale” ed è legata agli oggetti della realtà sensibile attraverso un rapporto diretto, la poesia moderna (romantica, sentimentale) coglie la divaricazione tra reale e ideale, evoca l’indefinito, unifica il visibile e l’invisibile, rispecchia la condizione dilemmatica e drammatica dell’uomo contemporaneo.
Organo di diffusione del Romanticismo tedesco fu la rivista “Athenaeum” fondata e diretta da F.Schlegel.
Il Romanticismo inglese ebbe un carattere panico-nostalgico, volto a fondere l’Io individuale con la natura in un abbandono fiducioso e totale: la Natura intesa panteisticamente, può essere “letta” come terreno di rivelazione del divino o comunque di forze mistiche e metafisiche. A tal proposito ricordiamo: P.B. Shelley (1792-1822), e la sua celebre Ode to the west wind; W. Wordsworth e S. Coleridge, autori delle Lirycal Ballads la cui prefazione fu assunta come “ Manifesto” del Romanticismo inglese.
Altri interpreti del Romanticismo inglese furono J. Keats e G. Byron, cantore degli ideali di Patria, di libertà, di indipendenza.
Il movimento romantico francese, sorto più tardi rispetto a quello tedesco, ebbe tra i maggiori interpretiil poeta Alphonse de Lamartine, con le sue raccolte poetiche, e Victor Hugo. Il Romanticismo francese risentì dei principi della grande rivoluzione ed ebbe un carattere umanitario-sociale, volto all’affratellamento universale ed al riscatto dgli oppressi. Suo manifesto è considerata la prefazione alla tragedia Cromwell di V. Hugo.

Comunicazione agli alunni V F

Di imminente pubblicazione post sul Romanticismo. Saluti, la prof

giovedì 6 ottobre 2011

COMUNICAZIONE AGLI ALUNNI VF

SABATO 08 OTTOBRE LEZIONE DI ITALIANO . Ribadisco l'assegno : La polemica classico-romantica, pp. 204-208 + ripetizione generale + controllo quadernoni.
Saluti, la Prof

lunedì 3 ottobre 2011

Comunicazione per l'alunna Conte Verdiana V F

Gentile signorina, prego di voler riportare su pen drive i contenuti inerenti ala sua relazione sul Romanticismo. In alternativa può postare il tutto all'indirizzo mail laboradeindeora@gmail.com. Saluti notturni a tutti, la prof

sabato 1 ottobre 2011

AVVISO AGLI ALUNNI V F

RIBADISCO L'ASSEGNO DI ITALIANO PER LUNEDI 3 OTTOBRE :
studiare l'età del Romanticismo, pp.192-197. Redigere una RELAZIONE facendo riferimento ai contenuti del libro di testo, nonché aI CONTENUTI AFFRONTATI IN CLASSE.La relazione non dovrà avere un carattere generale, né di sintesi, al contrario dovrà esporre in maniera analitica i vari punti oggetto della spiegazione fatta in classe. CONTROLLO QUADERNONI+ VERIFICHE ORALI. Saluti affettuosi, la prof