sabato 28 settembre 2013

SALUTI DI BENVENUTO AGLI ALUNNI DELLA IA, III D e IV E


Nell'augurarvi, ancora una volta, un buon anno scolastico rinnovo l'invito alla registrazione sul vostro blog e ad uno studio costante e appassionato . "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Dante, Inf, vv. 118-120. VI ASPETTO NUMEROSI !!!!!!!!! La Prof.

LA CIVILTA’ RINASCIMENTALE - IL CLASSICISMO RINASCIMENTALE - LA QUESTIONE DELLA LINGUA




Convenzionalmente, con il termine Rinascimento, intendiamo il movimento intellettuale che giunge a pieno compimento il Italia nel periodo compreso dalla Pace di Lodi (1454) al Concilio di Trento (1545-1563), cui fece seguito la risposta della Chiesa cattolica alla Riforma protestante; altri storici posticipano l’inizio del Rinascimento all’anno della morte di Lorenzo il Magnifico(1492) fissando la sua conclusione con l’inizio della Controriforma.
Si tratta di un vasto movimento di rinnovamento culturale, artistico, letterario, filosofico, scientifico che allude ad un periodo di grandi trasformazioni nel modo stesso di concepire la realtà, dopo un’epoca di decadenza e barbarie: il Medioevo. Il Rinascimento va inteso come la fase di maturazione di un processo che affonda le sue radici nella cultura umanistica del 1400. Il fondamento della cultura rinascimentale risiede ancora nella esigenza del recupero dei valori della civiltà antica nella quale gli uomini del 400 e del 500 vedevano la realizzazione migliore dell’uomo.L’Umanesimo, che preparò il sostrato culturale sul quale si sviluppò successivamente il Rinascimento, fa riferimento alle cosiddette “humanae litterae”, gli studi che mettono al centro gli esseri umani moralmente e intellettualmente. Non a caso uno dei più autorevoli umanisti del 400, Leonardo Bruni, scriveva: “Si chiamano studia humanitatis perché formano l’uomo completo”. Ancora , nel Rinascimento è presente l’ideale dell’homo faber fortunae suae, celebrato già dall’umanista Giannozzo Manetti nel suo trattato sulla dignità dell’uomo, contro l’ascetismo medievale: “De dignitate et excellentia hominis” (1452), dove emerge l’entusiasmo per la capacità fattiva degli esseri umani, capaci di intervenire sulla natura per modificarla ed arricchirla, anche attraverso la produzione artistica. Ne sono esempio i grandi artisti e intellettuali , quali Filippo Brunelleschi (1377-1446), Michelangelo Buonarroti, Leonardo da Vinci, il Bramante, Niccolò Copernico.
Contro l’idea di intellettuale delineata sul modello del monaco medievale, si afferma , nel Rinascimento, la nuova immagine dell’intellettuale laico, impegnato politicamente e immerso nella realtà storica del tempo, intento a coniugare impegno intellettuale e impegno civile (vedi Lorenzo de’ Medici, L.B.Alberti, M.M.Boiardo, Ludovico Ariosto, Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini). La libertà umana consiste nel dono, ricevuto da Dio, di poter conoscere e trasformare la realtà con la virtù, mediante un impegno operoso e creativo. la virtus celebrata nella cultura rinascimetale consiste, secondo l'accezione latina, nella capacità di intervenire con forza nelle vicende umane per dominarle secondo le necessità imposte dalla "realtà effettuale".
L’uomo è posto al centro dell’universo, considerato prevalentemente nella sua dimensione terrena, umana, come l’essere che in sé armonizza natura e spirito e crea il proprio destino e la propria civiltà nel mondo.
La coscienza della centralità dell’uomo produce come conseguenza necessaria la fiducia ottimistica nello strumento che caratterizza l’uomo e lo innalza al di sopra di ogni creatura: la ragione. In questo caso non si tratta di una novità assoluta rispetto al Medioevo, che grazie alla ragione aveva fissato con rigore razionalistico i principi della filosofia scolastica e della speculazione teologica. Tuttavia il razionalismo medievale era rimasto fortemente condizionato da una fondamentale ispirazione al trascendente: la razionalità non si conquistava se non con l'intervento, necessario, della fede e della grazia (vedi Dante, Divina Commedia). Inoltre, la conoscenza non doveva mai oltrepassare i limiti imposti all'uomo dai precetti cristiani contenuti nelle Sacre Scritture ; esistevano delle verità dogmatiche che appartenevano solo alla grandezza della mente di Dio, alla sua imperscrutabile sapienza, di fronte alle quali l'uomo, per sua natura fragile e imperfetto, risultava impotente. Il Rinascimento, invece, liberando i processi conoscitivi dai condizionamenti morali e religiosi imposti dalla cultura medievale, proclama l'autonomia assoluta della ragione e apre la strada alla scienza moderna, che trova nel Naturalismo del '500 una delle sue prime espressioni. Nel Rinascimento muta anche l'approccio allo studio della Storia e della Letteratura antiche. Grazie all'apporto filologico e allo studio del greco, l'Umanesimo aveva tentato di ristabilire la lezione autentica delle opere dei grandi auctores latini e greci( Platone, Aristotele, Virgilio, Cicerone, Lucrezio,Quintiliano), al fine di trarne modelli di comportamento e principi retorici di bello stile (ars dictandi, ars dicendi). E se nel Medioevo la storia antica costituiva essenzialmente la valida testimonianza dell'intervento costante di Dio nella vicende umane (concezione provvidenzialistica della storia), nel Rinascimento si guarda al passato con la fiduciosa consapevolezza di trarne degli "exempla" validi e attuali, utili all'uomo moderno per poter intervenire sulla realtà e modificarla secondo le particolari esigenze storiche e politiche.
Anche la letteratura del Cinquecento esalta l’individualità libera e creatrice, esprime l’ideale di serena e vigorosa armonia spirituale, la rinnovata concordia tra spirito e natura. Ciò è evidente, in particolare nell’ Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, il grande poema dell’uomo e della sua gioiosa avventura terrena; nell’idillio, un breve componimento poetico con spiccate caratteristiche soggettive che presenta una ambientazione naturale svolta in toni idealizzati e di evasione, come un mondo di pace contrapposto alla realtà; nel “Cortigiano” di Baldassarre Castiglione , opera che propone la figura del cortigiano ideale, dotato di grazia e di decoro, il riflesso di una società elegante, armonica e raffinata qual era quella delle sfarzose corti signorili del Rinascimento.
A questa tendenza, che potremmo definire idealizzante, propria degli autori lirici rinascimentali, fa riscontro una visione realistica e disincantata della realtà, propria degli autori storici del Cinquecento: Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini. Questi, rigettando ogni visione proovvidenzialistica e religiosa della storia, osservano la realtà politica, le sue violenze e le sue contraddizioni con sguardo lucido e disincantato, nell’intento di coglierne le leggi che regolano i comportamenti umani. Ambedue le tendenze culturali del Rinascimento, quella idealizzante che concepisce la poesia e l’opera d’arte come un raffinato esercizio letterario, momento di svago e di evasione dalle angustie della realtà, quella realistica degli autori storici, vanno riferite al contesto della storia italiana della prima metà del Cinquecento. In questi anni l’Italia è oggetto degli scontri e delle lotte sanguinose tra la Francia e la Spagna per il predominio territoriale. Sarà la Pace di Cateau Cambrésis del 1559, che assegnando alla Spagna il controllo diretto e indiretto su buona parte dei territori italiani (Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna), porrà fine ad un cinquantennio di ininterrotte violenze.
Nel Cinquecento, i principali centri di diffusione della cultura rinascimentale furono Firenze, Ferrara, Mantova, Venezia, Urbino, Roma, Napoli.
Nel 500 le Accademie, già sorte in età umanistica*, si moltiplicarono in tutta Italia, specializzandosi in ambiti specifici; nacquero anche le prime grandi Biblioteche, basti pensare alla ricca Biblioteca laurenziana a Firenze, inaugurata da Lorenzo il Magnifico); altra novità importante del Rinascimento è la diffusione dell’industria tipografica: ricordiamo a tal proposito la bottega dell’umanista romano Aldo Manuzio (1449-1515) che comincia pubblicare testi nel 1494, anno della fatale discesa in Italia di Carlo VIII, e diviene presto rinomata in Italia e in Europa. Dalle officine tipografiche di A.Manuzio iniziano ad uscire, a partire dal 1500, anche delle nuovissime e pratiche edizioni tascabili, caratterizzate da un formato piccolo e di facile lettura.

*Ricordiamo la famosa Accademia platonica di Firenze tenuta da Marsilio Ficino, la cui nascita nel 1459 fu dovuta alla generosa iniziativa di Cosimo de’ Medici che mise a disposizione degli intellettuali la propria villa a Careggi; ricordiamo anche l’Accademia Pontaniana sorta a Napoli nel 1498 sotto l’influenza della monarchia aragonese e per iniziativa dell’intellettuale Antonio Beccadelli, detto il “Panormita”.


IL CLASSICISMO RINASCIMENTALE
Per “classicismo” umanistico e rinascimentale intendiamo l’atteggiamento culturale che identifica nella civiltà greco-latina un ideale di assoluta perfezione. La letteratura del Cinquecento è permeata dall’ideale classicistico che esprime l’aspirazione ad un principio di equilibrio e armonia universale, fondato sulla sintesi di magnanimità, compostezza formale, grazia e decoro, armonia tra Spirito e Natura. In questo senso il Rinascimento porta a compimento il processo già avviato dall’ Umanesimo di imitazione dei classici antichi, intesi come modello di perfezione formale e di “humanitas” (predisposizione a comprendere se stessi e gli altri). Nel Rinascimento si ribadisce il concetto di Classicismo (ossia dell’imitazione dei classici), trasferendo tale concetto alla letteratura in volgare, che assume gradualmente la netta rilevanza rispetto al Latino, anche nelle opere letterarie di un certo prestigio. Il termine “Rinascimento” vuole indicare, infatti, non soltanto la straordinaria fioritura delle lettere e delle arti, ma implica anche la convinzione che gli uomini del 500 siano gli eredi di un patrimonio antico straordinario, fatto di uomini ed opere memorabili: gli auctores classici, le grandi opere latine e greche, modello di stile e di somma saggezza. Ciò si traduce, sul piano della letteratura, nella ricerca del cosiddetto “classicismo formale” che si esprime nella realizzazione di opere che solo la sintesi di armonia, bellezza, misura delle proporzioni che trova alcune delle sue massime espressioni nelle contemporanee manifestazioni dell’arte figurativa. Il classicismo rinascimentale presuppone, oltre al principio di imitazione, il rispetto di modelli esemplari, considerati come termini di riferimento ideali e immutabili. Oltre ai classici latini e greci (Cicerone, Virgilio, Orazio, Stazio, Ovidio, Seneca, Aristotele), si definiscono nel 500 i nuovi classici in lingua volgare: nel 1525 il letterato veneziano Pietro Bembo, nel suo contributo più importante, “Prose della volgar lingua”, eleva a modelli da imitare le opere di F. Petrarca, per la poesia (sia a livello stilistico, che linguistico), i testi di G. Boccaccio, per al prosa.

LA QUESTIONE DELLA LINGUA NEL CINQUECENTO

Agli inizi del 1500 gli intellettuali italiani appaiono impegnati nella ricerca di un nuovo codice linguistico che potesse esprimere la mutata realtà dei tempi, nella piena coscienza della inadeguatezza della lingua latina in opere destinate ad un pubblico sempre più vasto. Si impone, pertanto, la cosiddetta “questione della lingua”, intesa a fissare un linguaggio letterario perfetto che fosse comune a tutti gli scrittori della Penisola. Le dispute sulla questione linguistica si protrassero per tutto il Cinquecento, tuttavia, tra i più significativi contributi ricordiamo Pietro Bembo e la sua opera, “Prose della volgar lingua” (1525). In essa Pietro Bembo, veneziano cultore degli studi umanistici e protettore delle arti, affermò l’esigenza di stabilire un linguaggio letterario scelto e aristocratico, distinto dal modello usato per la comune conversazione e modellato sulla migliore tradizione letteraria in lingua volgare. Il Bembo indicò, in particolare, il “fiorentino illustre” trecentesco del Petrarca, per la poesia, e del Boccaccio, per la prosa.
Alla disputa sulla questione della lingua presero parte anche altri autorevoli letterati del 500, tra cui ricordiamo Niccolò Machiavelli, Baldassarre Castiglione, Gian Giorgio Trissino; prevalse, fra tutte, la teoria di Pietro Bembo, per cui il volgare toscano del Trecento divenne la lingua che assurse a modello comune per i letterati del Rinascimento.
Frutto di queste polemiche fu anche la fondazione dell’Accademia fiorentina della Crusca nel 1583, che per molti secoli (esiste tuttora) custodì, anche se spesso in forma troppo rigorosa, il patrimonio e la tradizione del linguaggio letterario nazionale, di cui pubblicò un Vocabolario, che venne via via successivamente aggiornato.

venerdì 27 settembre 2013

AGLI ALUNNI DELLA III D

RACCOMANDO AGLI ALUNNI DELLA III D DI INTEGRARE LA LEZIONE DEL LIBRO DI TESTO (BALDI - GIUSSO) SULLA LIRICA PROVENZALE, CON GLI APPROFONDIMENTI DEL BLOG (2 POST). Buono studio..., Prof. Cardaropoli

lunedì 23 settembre 2013

AGLI ALUNNI DELLA III D

PER DOMANI, 24 SETTEMBRE, RACCOMANDO IL RIPASSO ATTENTO DEI VERBI (DIATESI ATTIVA, PASSIVA, DEPONENTE) E DEI COSTRUTTI SINTATTICI STUDIATI NEL BIENNIO. Raccomando, inoltre, il ripasso dei contenuti letterari. Si prevedono le solite, brevi, verifiche orali. Saluti, Prof. Cardaropoli

IL TESTO NARRATIVO : STRUMENTI DI ANALISI

IL TESTO NARRATIVO è un testo che intende narrare una storia secondo un ordine ( logico e cronologico) che è quello stabilito dal narratore.

ANALISI DEL TESTO NARRATIVO

A) PRESENTAZIONE SOMMARIA DEL TESTO (titolo, genere letterario, autore, opera da cui il testo è tratto, periodo di composizione).
B) ANALISI DEGLI ASPETTI STRUTTURALI DEL TESTO
LA TRAMA : è la storia presentata da ciascun testo narrativo; la trama si compone di due elementi fondamentali:
LA FABULA: è l’insieme degli avvenimenti che costituiscono la vicenda del testo narrativo, disposti secondo un ordine “naturale”, cioè secondo un ordine logico e cronologico, senza prolessi (anticipazioni) e senza analessi o flashback (richiami al passato). Le analessi e le prolessi alterano il regolare sviluppo dell’ordine narrativo.
L’INTRECCIO è l’ordine con cui il narratore dispone liberamente gli elementi della storia, che possono prescindere dall’ordine logico-temporale-causale della fabula (Nei Promessi Sposi l’intreccio è dato dagli avvenimenti che si inseriscono e si sovrappongono alla storia principale tra Renzo e Lucia). In un testo narrativo fabula e intreccio possono coincidere o meno.
LE SEQUENZE: Le sequenze costituiscono le unità narrative del racconto; possono essere tagliate ed esaminate separatamente sulla base dei loro specifici contenuti.
Seuenza 1 (rr.1-5): Non capisco….mille metri; sequenza 2(rr. 6-15): Erano sbarcati…….minimamente infastidito; sequenza 3 (rr 16-37).
LE SEQUENZE POSSONO ESSERE DISTINTE IN:
- Sequenze narrative = sono sequenze dinamiche e fanno procedere la narrazione.
- Sequenze descrittive = sono sequenze statiche e frenano il “ritmo” della narrazione.
- Sequenze Riflessive = sono sequenze statiche e sono utilizzate dal narratore per esprimere il proprio pensiero, mediante delle digressioni personali.
- Sequenze dialogate = corrispondono ai dialoghi all’interno del tessuto narrativo. Possono essere statiche o dinamiche.
- Sequenze miste
STRUTTURA TIPO DEL TESTO NARRATIVO: Ciascun testo narrativo, smontato in sequenze può essere schematizzato e analizzato sulla base della seguente struttura tipo:
- situazione iniziale di equilibrio (righe 1-5): il narratore fornisce al lettore le coordinate essenziali per la collocazione degli eventi nello spazio e nel tempo. Il narratore ci presenta la vita del protagonista nella sua povertà e ignoranza (Cfr. I. Calvino, Il contadino astrologo, in “Fiabe italiane”).
- Rottura dell’equilibrio iniziale (righe 6-19):il narratore introduce un fatto imprevisto, l’irruzione sulla scena di un nuovo personaggio, o altro ancora, scompigliano l’equilibrio iniziale e mettono in moto la vicenda vera e propria. L’equilibrio iniziale viene rotto dal bando del re e dalla decisione di Gàmbara di spacciarsi per astrologo e di mettersi alla ricerca dell’anello.
- Peripezie (righe 20-31): la storia si sviluppa in un crescendo di avvenimenti. Iniziano le peripezie del protagonista che cerca di ingannare chi lo attornia fingendosi astrologo.
- Spannung (righe 32-42)momento di massima tensione narrativa. Il protagonista passa all’azione per far uscire allo scoperto i colpevoli : siamo al momento di Spannung.
- Scioglimento della vicenda e ricomposizione dell’equilibrio iniziale (righe 43-56) superato il momento di massima tensione narrativa, la vicenda si avvia verso la ricostituzione di un nuovo equilibrio. La confessione dei servi allenta la tensione e offre al protagonista la possibilità di raggiungere il suo scopo.
- Conclusione: il narratore descrive la situazione finale. La situazione finale vede Gàmbara ricco e ammirato.
C) I PERSONAGGI : possono essere personaggi reali, quando sono individui realmente esistiti (personaggi storici o dell’attualità), introdotti nel mondo della narrativa; possono essere personaggi immaginari (realistici: con caratteristiche verosimili ; fantastici).
Il personaggio può essere presentato dal narratore; da un altro personaggio; da se stesso. Quando più tecniche sono presenti, parliamo di tecnica mista.
PRESENTAZIONE DIRETTA E PRESENTAZIONE INDIRETTA

Si parla di presentazione diretta se il personaggio è caratterizzato immediatamente, se, cioè il narratore direttamente oppure attraverso altri personaggi o il personaggio medesimo, fornisce subito precise informazioni sulle sue caratteristiche fisiche, psicologiche, culturali creandone un profilo ben delineato. La presentazione diretta è molto usata nella fiaba, nella favola e, in generale, nei racconti tradizionali.
La presentazione indiretta avviene quando il personaggio non è presentato in maniera diretta, chiara e oggettiva, ma il suo profilo si delinea agli occhi del lettore gradualmente, mediante indizi che richiedono l’interpretazione e la riflessione da parte del pubblico.
- I Personaggi possono essere presentati mediante alcuni tratti che ne costituiscono la fisionomia:
 secondo caratteristiche fisiche (sesso, età, aspetto fisico, abbigliamento, difetti fisici…);
 caratteristiche psicologiche ( evidenziare gli elementi che rivelano il carattere del personaggio; impulsività/ riflessione; furbizia/ingenuità; viltà/coraggio; egoismo/generosità);
 caratteristiche socio-culturali (lavoro, cultura, tipo di vita, ambiente, aspirazioni e interessi, abbigliamento).
I personaggi all’interno di una narrazione possono anche definirsi a tutto tondo o pluridimensionali , se il carattere è ben delineato dal narratore e se esso è costituito da molteplici sfaccettature e da un forte spessore psicologico;
Al contrario parliamo di personaggio piatto o unidimensionale se di un personaggio il narratore ci fornisce una descrizione superficiale, in cui spiccano uno o due caratteri psicologici distintivi: in tal caso parliamo di “tipo” legato ad un ruolo fisso e ben preciso all’interno della vicenda narrativa, dal comportamento prevedibile e stereotipato.
I personaggi possono classificarsi, inoltre, in personaggi statici (Mastro Geppetto in “Pinocchio”) e in personaggi dinamici (Pinocchio).
- I personaggi possono essere analizzati anche in base al ruolo e alle funzioni che essi svolgono all’interno della narrazione.
Il ruolo più rilevante è ricoperto dal Protagonista (perno della vicenda), a cui si oppone spesso un Antagonista o “oppositore” o “avversario”.
Talvolta il protagonista di una storia può essere costituito da un gruppo di personaggi che agiscono insieme, in maniera compatta: in questo caso si parlerà di Protagonista collettivo; altre volte sono presenti più protagonisti: in questo caso si parlerà di co-protagonisti.
Il fine che un protagonista si propone di raggiungere costituisce l’ oggetto del desiderio, che può essere l’amore di una fanciulla. Dall’azione del protagonista trae vantaggio il destinatario , non di rado coincidente col protagonista stesso.
E’ presente a volte anche un destinatore, un’entità al di sopra delle parti, una forza che funge da guida all’azione e la percorre nel suo svolgersi. Ad affiancare il protagonista e l’antagonista ci sono i vari aiutanti che svolgono la funzione di intermediari.
D) TEMPO-SPAZIO- RITMO DELLA NARRAZIONE
Ciascuna opera a carattere narrativo è delimitata da due coordinate fondamentali all’interno delle quali si muove la storia : il tempo ( che indica la successione e la progressione cronologica degli avvenimenti) e lo spazio ( che consente al lettore di definire l’ambiente in cui si svolge la vicenda).
IL TEMPO DELLA NARRAZIONE (Tempo del racconto o del discorso) non si presenta quasi mai nella durata reale ed effettiva degli avvenimenti, poiché il narratore scandisce a proprio piacimento i tempi del suo racconto, dilatando o accorciando sequenze. Dobbiamo quindi distinguere tra
- Il tempo del racconto, che è la durata della narrazione e non quella dei fatti narrati;
- Il tempo della storia, che è la durata reale dei fatti narrati.
Il tempo del racconto può dunque avere durata assai variabile ed essere scandito, proprio come un brano musicale, da un RITMO narrativo più veloce o più lento.
Per poter accelerare o dilatare il RITMO DELLA NARRAZIONE, il narratore ricorre ad alcuni artifici stilistici:
- L’Ellissi: consiste nella omissione di una serie di avvenimenti che si sono succeduti in un certo arco temporale, ritenuti poco utili ai fini della narrazione. Il ritmo della narrazione è accelerato.
- Il Sommario: consiste in una rapida sintesi degli avvenimenti. Il ritmo della narrazione è accelerato.
- La Digressione: è un particolare tipo di pausa narrativa inserita dal narratore, una deviazione dalla narrazione che ha lo scopo di fornire notizie aggiuntive su fatti e personaggi. Il ritmo della narrazione, in presenza di digressioni, appare rallentato.
- La Pausa: si ha in presenza di sequenze descrittive e sequenze riflessive. Il ritmo della narrazione appare rallentato.
- La Scena: si verifica quando c’è perfetta corrispondenza tra tempo della storia e tempo del racconto ( TEMPO DELLA STORIA= TEMPO DEL RACCONTO), e cioè in presenza di sequenze dialogate. Il ritmo della narrazione risulta rallentato.
LO SPAZIO : consente al lettore di definire l’ambiente in cui si svolge la vicenda e aiuta il lettore a percepire meglio le atmosfere delle storie, le azioni, le caratteristiche e gli stati d’animo dei personaggi; Gli spazi descritti in un testo possono essere interni (spazi chiusi) o esterni (spazi aperti); reali, realistici o fantastici.

E) AUTORE E NARRATORE. PUNTO DI VISTA
Un testo narrativo è un testo che si propone di raccontare una storia secondo un ordine (logico e cronologico) che è quello stabilito dal narratore. In un testo, tuttavia, la storia può essere raccontata dal PROTAGONISTA stesso (narrazione in I persona), da uno dei PERSONAGGI, oppure da un NARRATORE estraneo alla vicenda.
In un racconto dobbiamo distinguere: IL NARRATORE DALL' AUTORE DEL TESTO
 L’AUTORE corrisponde alla persona reale che ha composto l’opera.
 IL NARRATORE (VOCE NARRANTE) è colui che racconta la storia. Può coincidere o meno con l’autore del testo; può coincidere o non coincidere con uno dei personaggi della storia. Generalmente la voce narrante non coincide con l’autore, poiché esso è un artificio letterario, cioè un’invenzione dell’autore.
NARRATORE INTERNO – NARRATORE ESTERNO
 Il narratore si dice interno(“omodiegetico”)
quando partecipa, ha partecipato alla vicenda o ne è stato un semplice testimone e successivamente la racconta. Egli può coincidere con il protagonista dell’opera(narratore autodiegetico), oppure con uno dei personaggi della storia (narratore testimone). LA NARRAZIONE SI SVOLGE IN PRIMA PERSONA o anche in terza persona.
 Il narratore si dice esterno (“eterodiegetico”) quando esso non partecipa e non ha partecipato alle vicende che racconta, non è uno dei personaggi, ma racconta gli avvenimenti dall’esterno, come una voce fuori campo. LA NARRAZIONE SI SVOLGE IN TERZA PERSONA.
Il narratore esterno può essere: IMPERSONALE o NASCOSTO (racconta astenendosi da qualsiasi commento); PERSONALE O PALESE(interviene nella narrazione con giudizi).

NARRATORE DI PRIMO GRADO-NARRATORE DI SECONDO GRADO
Talvolta può accadere che il narratore (interno o esterno alla storia) ceda la funzione di raccontare ad un’altra voce, costituita da uno dei personaggi o da un soggetto estraneo alla vicenda. Definiamo narratore di primo grado colui che inizia il racconto, narratore di secondo grado colui che la continua.

PUNTO DI VISTA O FOCALIZZAZIONE

Il narratore può presentarci la storia secondo tre diverse angolazioni. La prospettiva secondo la quale è presentata una storia si chiama PUNTO DI VISTA O FOCALIZZAZIONE.
Distinguiamo tre tipi di focalizzazione:
- FOCALIZZAZIONE ZERO: è L’OTTICA DEL NARRATORE ONNISCIENTE = che sa tutto (interno- esterno: A. Manzoni ne “I Promessi Sposi”).
Nel racconto a focalizzazione zero, il narratore sa tutto e vede tutto, più degli stessi protagonisti, conosce la storia passata, presente o futura, interviene spesso nella storia con digressioni, flashback e prolessi.
- FOCALIZZAZIONE INTERNA: è l’ottica del narratore che presenta i fatti secondo il punto di vista del protagonista o di uno dei personaggi; si tratta di una prospettiva parziale e ristretta. Il narratore può essere interno alla storia (molto spesso), oppure esterno.
- FOCALIZZAZIONE ESTERNA>: è l’ottica di un narratore esterno alla storia che si limita a registrare ciò che vede: le azioni, le parole, i dialoghi dei personaggi senza conoscere i loro pensieri, senza intervenire con giudizi e commenti personali.
F) TEMA MESSAGGIO CONTESTO
Il tema è l’argomento dominante di cui tratta il testo; Il messaggio indica qual è il significato del testo; ciò che il testo suggerisce al lettore; il contesto indica la collocazione cronologica dell’autore del testo, la tradizione letteraria di appartenenza dell’opera, il contesto storico, politico e sociale in cui si situa l’opera dell’autore.
G) TECNICHE NARRATIVE, LINGUA E STILE
gli scrittori hanno un personale modo di raccontare che si esprime mediante un particolare tipo di parole utilizzate, mediante il significato e l’espressività che sono attribuiti alle parole, mediante l’uso di figure retoriche e nel modo in cui sono strutturati i periodi.
 STILE PARATTATTICO O IPOTATTICO. Stile paratattico: è uno stile semplice, chiaro e scorrevole, caratterizzato dalla prevalenza di periodi coordinati. La struttura sintattica della coordinazione contribuisce a determinare un ritmo narrativo incalzante, stringato, veloce. è lo stile narrativo che si è diffuso nel secondo dopoguerra. Stile ipotattico: è uno stile elaborato, caratterizzato dalla prevalenza di proposizioni subordinate con frasi lunghe e complesse Lo stile ipotattico conferisce alla narrazione un ritmo cadenzato, talora faticoso e di non semplice comprensione. E’ tipico dello stile classico; inoltre, se le proposizioni subordinate sono collegate dalla virgola, si dicono collegate per asindeto; se sono legate dalla congiunzione “e”, si dicono collegate per polisindeto.
 COESIONE- COERENZA: >La coesione riguarda la corretta concordanza degli elementi della frase mediante concordanze grammaticali e mediante i connettivi testuali (preposizioni, congiunzioni, avverbi, punteggiatura).
La coerenza riguarda i rapporti logici tra le varie parti del testo, e collega le informazioni del testo ad un tema dominante. la coerenza può essere logica e tematica
 TIPI DI DISCORSO: discorso diretto, discorso indiretto (riferisce i pensieri facendoli dipendere da un verbo dichiarativo: dice che, dico che); discorso indiretto libero (il narratore riferisce i pensieri dei personaggi direttamente, senza introdurli da verbi dichiarativi); monologo interiore (il narratore entra nela mente di un personaggio e descrive ciò che il personaggio sta pensando); soliloquio ( il personaggio parla ad alta voce da solo; flusso di coscienza (è la registrazione dei pensieri dei personaggi in maniera alogica e irrazionale, così come si presentano; questa tecnica narrativa presenta un’assenza di punteggiatura.
 FIGURE RETORICHE: sintattiche ( anacoluto, anadiplosi, asindeto, ellissi, iterazione, polisindeto); figure retoriche semantiche (accumulazione, climax, iperbole, ironia, litote, metafora, metonimia, reticenza, similitudine, sineddoche, sinestesia).
 REGISTRO LINGUISTICO: registro aulico ( lessico colto e ricercato; sintassi complessa ed elaborata, con espedienti retorici e citazioni colte); registro formale(lessico preciso e ricercato, ma privo di fronzoli retorici; sintassi essenziale, chiara e rigorosa) registro medio ( lessico preciso ma non ricercato, la sintassi è corretta e scorrevole); registro basso, colloquiale e realistico (lessico generico e popolare, con inserti dialettali; sintassi semplice e talvolta scorretta, tipica del parlato quotidiano).

LA COMUNICAZIONE E I TESTI



 Un TESTO, in generale, è un atto comunicativo che consente ad un EMITTENTE di trasmettere un MESSAGGIO al suo DESTINATARIO; per fare ciò, l’emittente utilizzerà un CODICE che può essere verbale o non verbale ( I Codici verbali si affidano alle parole.
Il Linguaggio verbale è, infatti, un codice organizzato di Segni ( ad es. le lettere dell’alfabeto) che può essere utilizzato sia in forma scritta che in forma orale. I codici non verbali si affidano a segni, che sono immagini, simboli, suoni. Tra i codici non verbali ricordiamo i Codici visivi e i Codici sonori. Vi sono, infine, i Codici misti, che impiegano parole insieme a segni di altro tipo, come il linguaggio dei fumetti - immagini e parole – il linguaggio della pubblicità – immagini, parole, suoni) e un CANALE ( cellulare, internet). L’intera comunicazione si svolgerà in un CONTESTO rispetto al quale il messaggio potrà fare riferimento.
 I protagonisti della comunicazione
Il linguista russo Roman Jakobson (1896-1982) - uno dei grandi padri fondatori della Linguistica moderna insieme al linguista gineverino Ferdinand de Saussurre(1857- 1913) e al filosofo viennese Ludwig Wittgenstein (1898-1951) - ha elaborato uno schema che indica gli elementi costitutivi di un processo linguistico.
Nella elaborazione teorica di R. Jakobson, ciascun processo di comunicazione necessita di 6 elementi: un mittente, di un destinatario, di un messaggio, di un contesto, di un contatto e di un codice.

[Oltre a R. Jakobson, ricordiamo in particolare il linguista ginevrino Ferdinand de Saussurre (1857-1913), il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein (1898-1951). Ferdinand de Saussurre, agli inizi del 900, ha posto le basi della Linguistica moderna nel suo "Corso di Linguistica Generale" (1916) con l'esposizione teorica di due nodi concettuali: l'opposizione Significante/Significato e l'opposizione Langue/Parole. Questi concetti sono stati e restano alla base di tutti i successivi studi che a partire dalla Linguistica arrivano fino alle più recenti teorie che riguardano le Scienze della comunicazione].

CONTESTO - EMITTENTE -MESSAGGIO - DESTINATARIO - MESSAGGIO - CANALE - CODICE.




I TESTI SI SUDDIVIDONO IN: TESTI LETTERARI E TESTI NON LETTERARI
 I TESTI NON LETTERARI sono quelli a carattere pratico e pragmatico : sono quelli finalizzati a fornire informazioni al lettore, oppure a convincere e a persuadere (vedi soprattutto: testi descrittivi, espositivi, argomentativi, regolativi);
 I TESTI LETTERARI sono quelli finalizzati a suscitare emozioni, sensazioni, stati d’animo; hanno lo scopo non tanto di persuadere, quanto di intrattenere e dilettare il lettore. Essi si suddividono in : TESTI POETICI, TESTI TEATRALI, TESTI NARRATIVI ( FAVOLA E FIABA, NOVELLA, RACCONTO, ROMANZO).