Analisi testuale della poesia “A Zacinto” di Ugo Foscolo (1802-1803)
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
La poesia, come tutti i testi letterari, presenta una struttura organica e funzionale i cui vari elementi non possono essere compresi se non all’interno della loro connessione formale e contenutistica, pur senza tralasciare la tradizione culturale ed il contesto storico che ne orientano la creazione.
Ciascun testo letterario contiene, infatti, un insieme di segni che hanno un elevatissimo potenziale di ambiguità, hanno cioè una valenza polisemia, e con i quali bisogna confrontarsi in fase interpretativa.
Due sono i campi di indagine da affrontare: il primo è quello TECNICO-FORMALE, ciò che la critica semiologia definisce il piano del “significante” del testo. Tale livello di analisi consente di cogliere gli elementi stilistici e comunicativi dell’opera, ossia gli aspetti fonologici, le caratteristiche metriche e ritmiche e il lessico del testo.
Il secondo livello da esaminare riguarda l’ASPETTO CONTENUTISTICO E DENOTATIVO del testo, cioè il “significato”, ciò che la poesia vuole comunicare nell’immediato (nella sua immediata rappresentazione).
Dall’insieme di questi due campi di indagine, significante-significato, si possono cogliere i principi ispiratori e connotativi del messaggio poetico.
A) COMPRENSIONE
Nella prima parte del sonetto (vv.1-11) a carattere descrittivo, il poeta si rivolge direttamente alla sua terra d’origine, Zacinto (materna mia terra, v. 13), isola greca del mar Ionio, attraverso una triplice negazione (né, piu, mai), riferendosi alla sua impossibilità a ritornare in patria. Le sponde di Zacinto sono “sacre” perché il ricordo dell’isola è legato al mito classico: dalle acque del mare di Zacinto nacque Venere, dea dell’amore, descritta dal poeta come potenza vivificatrice e generatice, come la grande madre Universale, l’isola, inoltre, era uno dei centri del culto di Diana.
Nella seconda parte (vv 12-14), il Foscolo affronta il tema del presentimento della morte in esilio, ciò che il poeta chiama “illacrimata sepoltura”.
B ) ANALISI DEL SIGNIFICATO
Importanti figure retoriche del sonetto sono una litote al sesto verso (non tacque) ; ancora la lunga perifrasi per indicare Omero (l’inclito verso di colui che l’acque cantò fatali….Ulisse), un ossimoro (liete nubi) , un’ endiadi (bello di fama e di sventura = bello per la fama delle sue sventure), un’apostrofe in apertura della seconda terzina (Tu non altro che il canto avrai del figlio o materna mia terra), due sineddoche (sacre sponde, le tue limpide nubi e le tue fronde) un iperbato (onde non tacque le tue limpide nubi …l’inclito verso), l’antitesi dell’ultima terzina rispetto a quella precedente: al contrario di quanto accadde a Ulisse, il cui peregrinare si concluse con un rientro in patria, il poeta è invece destinato a morire in esilio (Londra 1827), e soltanto i suoi versi risarciranno la sua terra natale per la morte del figlio in terra straniera.
• Il linguaggio si avvale di un lessico altamente ricercato, selezionato e letterario, costruito con parole auliche e poetiche; frequenti sono i latinismi (fea, inclito, diverso esiglio) che imprimono al sonetto una forma neoclassica in pieno contrasto con i sentimenti espressi, già di natura romantica, quali il sofferto rapporto tra il desiderio di pace del poeta ed il senso angoscioso della vita che lo travaglia. L’espressione “diverso esiglio” è ripresa fedelmente dal poeta latino Virgilio ( Eneide libro III, 4).
IL MESSAGGIO INTRINSECO emerso dalla nostra analisi riguarda il tema dell'esilio sviluppato dal Foscolo attraverso la rievocazione della patria lontana, Zacinto, isola greca del mar Ionio; il tema dell’esilio è ben espresso mediante il mito di Ulisse ( vv, 8-11) le cui gesta furono narrate nel poema di Omero. Ulisse, re di Itaca, aveva partecipato alla guerra di Troia ed aveva dovuto affrontare, anch'egli come il Foscolo,un lungo e faticoso viaggio prima di poter rientrare in patria, presso la moglie Penelope e il figlio Telemaco che lo attendevano.
c) PIANO DEL SIGNIFICANTE (PIANO TECNICO-FORMALE)
"A Zacinto” si compone di due quartine e di due terzine di endecasillabi, una forma metrica consolidata dalla tradizione retorica; la rima è alternata nelle quartine (ABAB,ABAB), invertita nelle terzine (CDE, CED).
• Si può notare l’uso frequente di iterazioni foniche (allitterazioni), in particolare la ripetizione dei suoni consonantici c, l, f e delle vocali, i, e, o.
• Oltre alle numerose assonanze, il testo presenta una figura metrica quale il troncamento ( “greco mar”) e il neologismo illacrimata.
• Da notare gli enjambement dei vv. 4-5 (nacque/ Venere), dei vv. 8-9 (acque/ canto fatali) che, rompendo la struttura strofica del sonetto, sembrano ampliare all’infinito l’orizzonte della riflessione creando nel lettore un senso di attesa e di sospensione.
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