lunedì 10 febbraio 2014
RICORDANDO LE REGOLE DEL TRONCAMENTO, DELL'ELISIONE, DELL'APOCOPE, RISCRIVI (E NON LIMITARTI ALLA SOLA CORREZIONE) LE FRASI IN MANIERA CORRETTA.
UN ONDA ANOMALA HA TRAVOLTO UN’ INSOLITO TURISTA. NEL CORTILE C’ERA UN’ALBERO DI PERO, UN’ANATRA E UN AMACA. HO AVUTO UN IDEA GENIALE: SEGNEREMO CON UN ASTERISCO UN ESPRESSIONE SOSPETTOSA. OGGI HO RIVISTO UN AMICA SINCERA. UN’EVENTO INSOLITO HA AVUTO UN LIETO FINE. UN SPIACEVOLE EQUIVOCO, PER UN’ATTIMO, HA INDOTTO UN AMICA DI GIULIA A CAMBIARE IDEA. UN OSTILE INSEGNANTE (DONNA) MI HA MESSO UN ANNOTAZIONE DISCIPLINARE. RIVEDERTI E’ STATA UN’EMOZIONE FANTASTICA. SANDRO È STATO PUNTO DA UN APE. QUEL TIPO E’ UN ELEMENTO DI DISTURBO PER TUTTI. GEORGE CLOONEY E’ UN ATTORE DEI PIU’ NOTI DEL CINEMA. IERI, IN OCCASIONE DI UN ESCURSIONE SUI MONTI, HO INCONTRATO UN’EREMITA(UOMO). MICHELE HA PREPARATO UN ZAINO CAPIENTE.GIULIA HA AVUTO UN IDEA ECCEZIONALE: TI FARA’ DONO DI UN INSOLITO REGALO! A SEGUITO DI UN ISPEZIONE DEI VIGLILI DEL FUOCO, UN ALA DEL CONDOMINIO E’ RISULTATA INAGIBILE. “I MISTERI DI UN ANIMA” E’ IL TITOLO DI UN FILM DI G. PABST.
RICORDANDO CHE I MONOSILLABI NON SI ACCENTANO MAI , TRANNE IN NOVE CASI CHE COSTITUISCONO UN’ ECCEZIONE, RISCRIVI LE FRASI IN MANIERA CORRETTA.
1)Anna, che fa molto sport, e più in forma di noi. 2) A tè piacciono i carciofi? Né ho presi alcuni al mercato poco fa. 3) Omero fu un’autore dell’antichità classica. 4) Giulia da un libro a Jessica. 5) Ogni giorno, nel pomeriggio, beviamo del gustosissimo te al limone. 6)Dieci anni fà ho conosciuto la mia amica del cuore.7) Stò leggendo un bel romanzo: poi te lò presto se vuoi. 8)Nessuno sa che cosa ci sia in quel cassone di legno: li ho visto degli strani oggetti.9) Leggo molto ormai da dieci anni.10)l’imputato fù condannato, pur non avendo commesso alcuno reato. 11)Si, lo confesso, ho bevuto io tutto il te, ma ne posso fare dell’altro, se volete. 12)Tra poco saranno quì i miei amici di Londra, dove si sono trasferiti cinque anni fa. 13)Sono d’accordo con te, Giulio e una persona strana, ma non fa del male ad alcuno uomo. 14)Andate a giocare di la, per favore, che quì ce troppa confusione! 15) Mi offriresti un pò della tua gustosissima pizza? 16) Marco portava con se un zaino pesantissimo di tela blù. 17) “ Che desideri, Giorgia, te o caffè? “Ne l’uno, ne l’altro, grazie. Berrei piuttosto un aranciata, se né hai ancora nel frigo” 18) “Chi fà da se, fà per tre!” 19) Trentatre Trentini entrarono a Trento…20) Ancor’ oggi si da troppa importanza a se stessi e poca agl’altri.
L’ELISIONE
L’ELISIONE è un fenomeno grammaticale che consiste nella caduta della di una vocale finale di parola dinanzi alla vocale iniziale della parola successiva: l’amico (lo amico), un’amica (una amica).
A livello grafico, l’elisione è segnalata mediante l’uso dell’APOSTROFO (‘) in luogo della vocale elisa.
L’ELISIONE (E QUINDI L’APOSTROFO) SI USA:
- Con gli articoli lo, la, una: un’amica, l’amico
- Con le preposizioni articolate composte con lo e la (allo/a, dello/a, sullo/a,collo/a): all’amico
- Con gli aggettivi quello/a, bello/a, questo/a, santo/a: quell’amico, bell’uomo, sant’Antonio, sant’Anna.
- Con ci avverbio di luogo davanti alle forme del verbo essere : c’è, c’era
- Con alcuna e nessuna (femminili): alcun’altra, nessun’altra
IL TRONCAMENTO
Il troncamento è un fenomeno grammaticale che consiste nella caduta della vocale atona o della intera sillaba finale di una parola che si trova davanti ad un’altra parola cominciante per vocale o per consonante ( tranne GN, PS, PN, S IMPURA, X, Z): amor, nessun, alcun, gran.
A differenza dell’elisione, il troncamento si produce sia davanti ad una parola iniziante per vocale, sia davanti ad una parola iniziante per consonante.
A differenza dell’elisione, il troncamento non lascia traccia di sé nell’apostrofo (‘).
TRONCAMENTO OBBLIGATORIO
Il troncamento di vocale finale è obbligatorio:
- Con uno, nessuno, alcuno, taluno, ciascuno, sia davanti a vocale, sia davanti a consonante ( tranne i gruppi GN, PS, PN, la S IMPURA, X, Z): un amico,un ragazzo, nessun uomo ( e non: un zio, un gnomo, un psicologo…)
- Con buono: buon uomo, buon compleanno.
- Con i termini dottore, ingegnere, professore, signore seguiti dal nome proprio: dottor Rossi, signor Rossi.
- Con il termine suora ed ora: suor Beatrice, suor Angela, or dunque.
SI HA INOLTRE IL TRONCAMENTO davanti a consonante:
- Con bello, grande, quello : bel ragazzo, gran fracasso, quel ragazzo
- Con i termini frate e santo: fra Cristoforo ( e non: fra’ Cristoforo), San Martino.
UN PARTICOLARE CASO DI TRONCAMENTO: L’APOCOPE
L’APOCOPE è un fenomeno grammaticale che molti grammatici assimilano al troncamento; esso consiste nella caduta della vocale o della sillaba finale di una parola indipendentemente dall’incontro con altre parole.
L’apocope, a differenza del troncamento, lascia traccia di se’ nell’apostrofo (‘)
Si ha l’apocope (e non il troncamento) negli imperativi: da’ (dai), fa’ (fai), va’ (vai), sta’ (stai)
- Con i termini po’(=poco), mo’ (=modo: a mo’ di….), pie’ (=piede: a pie’ di pagina), be’ (= bene, usato come interiezione).
L’ELISIONE è un fenomeno grammaticale che consiste nella caduta della di una vocale finale di parola dinanzi alla vocale iniziale della parola successiva: l’amico (lo amico), un’amica (una amica).
A livello grafico, l’elisione è segnalata mediante l’uso dell’APOSTROFO (‘) in luogo della vocale elisa.
L’ELISIONE (E QUINDI L’APOSTROFO) SI USA:
- Con gli articoli lo, la, una: un’amica, l’amico
- Con le preposizioni articolate composte con lo e la (allo/a, dello/a, sullo/a,collo/a): all’amico
- Con gli aggettivi quello/a, bello/a, questo/a, santo/a: quell’amico, bell’uomo, sant’Antonio, sant’Anna.
- Con ci avverbio di luogo davanti alle forme del verbo essere : c’è, c’era
- Con alcuna e nessuna (femminili): alcun’altra, nessun’altra
IL TRONCAMENTO
Il troncamento è un fenomeno grammaticale che consiste nella caduta della vocale atona o della intera sillaba finale di una parola che si trova davanti ad un’altra parola cominciante per vocale o per consonante ( tranne GN, PS, PN, S IMPURA, X, Z): amor, nessun, alcun, gran.
A differenza dell’elisione, il troncamento si produce sia davanti ad una parola iniziante per vocale, sia davanti ad una parola iniziante per consonante.
A differenza dell’elisione, il troncamento non lascia traccia di sé nell’apostrofo (‘).
TRONCAMENTO OBBLIGATORIO
Il troncamento di vocale finale è obbligatorio:
- Con uno, nessuno, alcuno, taluno, ciascuno, sia davanti a vocale, sia davanti a consonante ( tranne i gruppi GN, PS, PN, la S IMPURA, X, Z): un amico,un ragazzo, nessun uomo ( e non: un zio, un gnomo, un psicologo…)
- Con buono: buon uomo, buon compleanno.
- Con i termini dottore, ingegnere, professore, signore seguiti dal nome proprio: dottor Rossi, signor Rossi.
- Con il termine suora ed ora: suor Beatrice, suor Angela, or dunque.
SI HA INOLTRE IL TRONCAMENTO davanti a consonante:
- Con bello, grande, quello : bel ragazzo, gran fracasso, quel ragazzo
- Con i termini frate e santo: fra Cristoforo ( e non: fra’ Cristoforo), San Martino.
UN PARTICOLARE CASO DI TRONCAMENTO: L’APOCOPE
L’APOCOPE è un fenomeno grammaticale che molti grammatici assimilano al troncamento; esso consiste nella caduta della vocale o della sillaba finale di una parola indipendentemente dall’incontro con altre parole.
L’apocope, a differenza del troncamento, lascia traccia di se’ nell’apostrofo (‘)
Si ha l’apocope (e non il troncamento) negli imperativi: da’ (dai), fa’ (fai), va’ (vai), sta’ (stai)
- Con i termini po’(=poco), mo’ (=modo: a mo’ di….), pie’ (=piede: a pie’ di pagina), be’ (= bene, usato come interiezione).
FONOLOGIA: LA SILLABA
La sillaba è un’unita distinta di suono pronunciata con una sola emissione di fiato: ta-vo-lo; ma-e-stro.
Per conoscere il numero di sillabe presenti all’interno di una parola, è sufficiente contareil numero dei grafemi vocalici (facendo attenzione ai dittonghi ed ai trittonghi, che valgono una sola sillaba).
Le parole di una sola sillaba si dicono : monosillabe; quelle di due: bisillabe; di tre sillabe: trisillabe;di quattro sillabe: quadrisillabe. Parole composte da più di quattro sillabe si dicono: polisillabe.
REGOLE FONDAMENTALEI PER LA DIVISIONE IN SILLABE
Nella divisione in sillabe di una parola è utile tener conto di non dover mai spezzare l’unità della sillaba.
• Una consonante seguita da vocale o posta tra due vocali fa sillaba con la vocale seguente :
Ca-sa; o-do-re.
• I dittonghi e i trittonghi non si dividono mai: pie-de; guan-to; a-iuo-la; se-guia-mo.
• Le vocali in iato appartengono sempre a sillabe diverse, dunque si dividono: a-e-re-o; Ma-rì-a.
• Le consonanti doppie si dividono tra due sillabe; anche il gruppo cq si divide tra due sillabe: tet-to; ac-qui-tri-no.
• La s+consonante, la cosiddetta “s” impura, si accompagna sempre alla sillaba seguente:
co-stret-to.
• Non si dividono i gruppi di consonanti che possono stare a inizio di parola (bl, br,cr,dr, ecc): i-dri-co, in-gra-to, bra-ce, clas-se, cro-sta.
N.B. Nella lingua italiana non esistono parole inizianti con gruppi consonantici rt, mb,nd; questi gruppi consonantici, perciò, si dividono: ar-ti-sta; am-bi-zio-ne. Il gruppo vr, benché non possa costituire inizio di parola, non si divide mai: so-vra-no (e non sov-ra-no).
• Non si dividono digrammi e trigrammi; costituiscono una sillaba con la vocale che segue:gno-mo; glie-lo; scia-me; fo-glia.
• Nei gruppi di tre consonanti, la divisione è, in genere, tra prima e seconda consonante: om-bro-so; bam-bo-la.
LE PAROLE COMPOSTE DA PREFISSI che terminano per consonante (trans, iper, sub,ex, es) si possono dividere in sillabe sia considerando l’intero prefisso sillaba a sé, sia applicando la norma generale che regola la divisione in sillabe: trans-a-tlan-ti-co oppure tran-sa-tlan-ti-co. Generalmente, in questi casi, è preferibile adottare le normali regole della sillabazione.
LA X è trattata come una consonante semplice, pur essendo costituita da due fonemi distinti: mi-xa-re.
L’APOSTROFO A FINE RIGO non è in teoria scorretto, tuttavia è preferibile evitare la separazione segnalata dall’apostrofo, scrivendo: que /st’anno (anziché quest’ /anno).
La sillaba è un’unita distinta di suono pronunciata con una sola emissione di fiato: ta-vo-lo; ma-e-stro.
Per conoscere il numero di sillabe presenti all’interno di una parola, è sufficiente contareil numero dei grafemi vocalici (facendo attenzione ai dittonghi ed ai trittonghi, che valgono una sola sillaba).
Le parole di una sola sillaba si dicono : monosillabe; quelle di due: bisillabe; di tre sillabe: trisillabe;di quattro sillabe: quadrisillabe. Parole composte da più di quattro sillabe si dicono: polisillabe.
REGOLE FONDAMENTALEI PER LA DIVISIONE IN SILLABE
Nella divisione in sillabe di una parola è utile tener conto di non dover mai spezzare l’unità della sillaba.
• Una consonante seguita da vocale o posta tra due vocali fa sillaba con la vocale seguente :
Ca-sa; o-do-re.
• I dittonghi e i trittonghi non si dividono mai: pie-de; guan-to; a-iuo-la; se-guia-mo.
• Le vocali in iato appartengono sempre a sillabe diverse, dunque si dividono: a-e-re-o; Ma-rì-a.
• Le consonanti doppie si dividono tra due sillabe; anche il gruppo cq si divide tra due sillabe: tet-to; ac-qui-tri-no.
• La s+consonante, la cosiddetta “s” impura, si accompagna sempre alla sillaba seguente:
co-stret-to.
• Non si dividono i gruppi di consonanti che possono stare a inizio di parola (bl, br,cr,dr, ecc): i-dri-co, in-gra-to, bra-ce, clas-se, cro-sta.
N.B. Nella lingua italiana non esistono parole inizianti con gruppi consonantici rt, mb,nd; questi gruppi consonantici, perciò, si dividono: ar-ti-sta; am-bi-zio-ne. Il gruppo vr, benché non possa costituire inizio di parola, non si divide mai: so-vra-no (e non sov-ra-no).
• Non si dividono digrammi e trigrammi; costituiscono una sillaba con la vocale che segue:gno-mo; glie-lo; scia-me; fo-glia.
• Nei gruppi di tre consonanti, la divisione è, in genere, tra prima e seconda consonante: om-bro-so; bam-bo-la.
LE PAROLE COMPOSTE DA PREFISSI che terminano per consonante (trans, iper, sub,ex, es) si possono dividere in sillabe sia considerando l’intero prefisso sillaba a sé, sia applicando la norma generale che regola la divisione in sillabe: trans-a-tlan-ti-co oppure tran-sa-tlan-ti-co. Generalmente, in questi casi, è preferibile adottare le normali regole della sillabazione.
LA X è trattata come una consonante semplice, pur essendo costituita da due fonemi distinti: mi-xa-re.
L’APOSTROFO A FINE RIGO non è in teoria scorretto, tuttavia è preferibile evitare la separazione segnalata dall’apostrofo, scrivendo: que /st’anno (anziché quest’ /anno).
domenica 12 gennaio 2014
ANALISI LOGICA
1. Gli Spartani, da abili guerrieri, avevano inviato Agesilao in Asia e Pausania nell’isola di Cipro.
2. Nell’isola di Sicilia c’erano marinai e agricoltori; gli abitanti dell’isola erano spesso preda dei pirati.
3. Misurò con l’occhio la distanza e con grande forza scoccò una freccia per colpire il nemico che avanzava silenzioso per la boscaglia, con estrema attenzione.
4. Mario ha comprato per la scuola libri usati a metà prezzo.
5. I libri antichi erano scritti a mano, ed erano costosi per la loro rarità; successivamente per l’invenzione della stampa, la cultura si diffuse in tutto il mondo con grande rapidità.
6. Con immenso dolore Enea partì dalla città di Troia insieme con i familiari e con oggetti sacri; con un’imbarcazione, attraverso il mar Mediterraneo giunse nel Lazio e in questa regione fondò una città.
7. Il CD che mi hai regalato è quello che desideravo con ansia per il mio compleanno
8. Per la sua infrazione, Mario è stato punito dal vigile con una multa.
9. E’ venuta la luce del giorno e, con i figli e con i viveri, andremo sulle rive del Po, che nasce dal Monviso.
10. Alessandro Magno ebbe per maestro Aristotele.
11. La lezione del professore di Geografia sulle energie alternative è risultata ricca di notizie interessanti.
12. Per sostanziare il ragionamento, Cesare Beccaria analizza il problema da due punti di vista.
La conclusione a cui giunge è quella descritta dai manuali di letteratura: la pena di morte non è utile, né necessaria.
13. La società civile è governata da un insieme di leggi, formulate per rafforzare la giustizia nel mondo.
14. Le lettere scritte a penna si distinguono da quelle fatte al computer perché appaiono più spontanee.
15. Gli antichi chiamavano “Vespero” il pianeta Venere per il suo sorgere al tramonto.
16. La cornacchia, da stolta, si ornò delle penne del pavone; ma dei pavoni le strapparono le penne col becco e le altre cornacchie la respinsero.
20. Dividi in sillabe. SCHIUMA, BUONO, PIANOFORTE, SCIACQUÌO, CALPESTÌO, BOATO, SANGUE, EQUILIBRIO, FRUSCÌO, VIALE, PAURA, PAUROSO, INNOCUO, LUI, PIEDE, GIOCO, GUANTO, GUERRA , INIQUO, PERCUOTERE, COSPICUO,RISCUOTERE, QUOTA, TACCUINO,QUOZIENTE, SOQQUADRO.
martedì 31 dicembre 2013
AGLI ALUNNI DI TUTTE LE CLASSI
"UNA SOCIETA' SENZA RITI E' UNA SOCIETA' MORTA" : AUGURO DI TRASCORRERE UNA SERATA DI GIOIA A TUTTI VOI E AI VOSTRI CARI. AUGURI DI BUON ANNO :)
giovedì 12 dicembre 2013
TIPOLOGIA B : "L’Italia nella Divina Commedia".
Sviluppa l’argomento in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue esperienze di studio. Da’ un TITOLO alla trattazione. Se scegli la forma del “saggio breve”, indica la destinazione editoriale, se scegli la forma dell’articolo di giornale, indica il tipo di articolo e il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione.
DOCUMENTI
1. “A tutti e singoli i Signori d’Italia e ai Senatori dell’alma Roma e così ai Duchi e Marchesi e Conti e ai Popoli, l’umile italiano Dante Alighieri fiorentino ed esule immeritevole invoca pace. Ecco ora il tempo propizio, nel quale spuntano i segni della consolazione e della pace. Infatti risplende il giorno nuovo, mostrando ad oriente l’aurora che già dirada le tenebre della lunga sciagura […] e già rosseggia il cielo ai suoi orli e conforta con la sua dolce serenità le attese delle genti. Anche noi vedremo la gioia tanto attesa, noi che pernottammo a lungo nel deserto, poiché sorgerà il Titano pacificatore, e la giustizia, che languiva quasi come elitropia per la mancanza del sole, appena Egli vibrerà i suoi strali, riprenderà vigore. Si sazieranno tutti quelli che hanno fame e sete di giustizia nella luce dei suoi raggi, e saranno confusi quelli che amano l’iniquità dello sfolgorare del suo volto[…].Rallegrati ormai o Italia, degna di essere commiserata anche dai saraceni, tu che presto sarai oggetto di invidia per tutta la terra poiché il tuo sposo, consolazione del mondo e gloria del tuo popolo, il clementissimo Enrico, divo e Augusto e Cesare, si affretta alle tue nozze. Asciuga le tue lacrime e cancella i segni della tua afflizione, o bellissima, poiché è orami vicino colui che ti libererà dal carcere degli empi, che percuotendo i malvagi col taglio della sua spada, li manderà in rovina, e affiderà la sua vigna ad altri coltivatori, che renderanno frutto di giustizia al tempo della messe”. D. Alighieri, Lettera ai signori e ai popoli d’Italia per la venuta di Enrico VII di Lussemburgo (Epistola V).
2. “La dovizia di personaggi presenti nella Commedia si spiega grazie alla più incisiva e più feconda innovazione che il genio di Dante abbia introdotto nel patrimonio artistico-letterario ereditato dall’Antichità e dal Medioevo: il riferimento vivo al mondo contemporaneo. Dante chiama in causa Papi e imperatori del suo tempo, re e prelati, politici, tiranni e condottieri, uomini e donne della nobiltà e della borghesia, delle corporazioni di arti e mestieri e della scuola.[…] La Divina Commedia è in pari tempo una Comédie Humaine, in cui nulla di umano appare troppo elevato o troppo misero. Il poema si muove integralmente all’interno della trascendenza ; questa però è costantemente pervasa dall’alito della storia, dalle passioni del presente. L’atemporalità e la temporalità non solo si giustappongono e si contrappongono vicendevolmente, ma anzi si intessono e si intrecciano a tal punto che i fili non sono più separabili. Il violento irrompere della storia vissuta nell’insieme degli elementi epici, mitologici, filosofici e retorici che formavano la cultura del Medioevo latino rese possibile la congiuntura da cui nacque la Commedia. E’ la risposta dello spirito di Dante al destino di dante: l’esilio. Per l’Alighieri, l’esilio non fu altro che la conferma sul piano personale del generale sconvolgimento del mondo. Imperium e sacerdotium erano usciti dalla retta via; la Chiesa degenerata; l’Italia disonorata: (Pg, VI) Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello. Il mondo era dissestato; a Dante toccava l’immane compito di rimetterlo in carreggiata. Nella Monarchia, egli si era proposto di determinare i giusti rapporti tra Impero e Papato. Nella Commedia egli smembra l’intero universo storico, per poterlo quindi ricomporre nel cosmo astrale dell’universo e nel cosmo metafisico della trascendenza; i valori dell’uno e dell’altro sono in stretta e reciproca corrispondenza”. Da E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino, La Nuova Italia, Firenze 1995.
3. “La polemica contro Firenze e la constatazione della sua decadenza politica e morale si estende nella Commedia anche alle città dell’Italia centro-settentrionale, fino ad abbracciare nell’apostrofe di Sordello l’Italia nel suo complesso;essa è ricondotta sostanzialmente alla cupidigia sul piano morale e alla vacanza dell’Impero sul piano politico. Al pari di Firenze nell’Inferno, altre città toscane vengono presentate con i tratti della bestialità.[…]Anche nel discorso di Marco Lombardo, in Pg. XVI, ricompare l’opposizione antico/nuovo: valore e cortesia della antica età contro l’età nova definita anche secol selvaggio(Pg XVI, v.135). […]Marco Lombardo fonde nel suo discorso prospettiva filosofica e prospettiva politica, il principio del libero arbitrio con la “teoria dei due grandi luminari” (Monarchia, III, IV,2), le istituzioni della Chiesa e dell’Impero, cui spetta la funzione di guidare correttamente l’uomo sulla strada del mondo e su quella di Dio. Nelle parole di Marco Lombardo vengono quindi a corrispondere la dimensione individuale e quella universale della storia, il discorso etico e quello politico: allo stesso modo in cui l’anima semplicetta ha bisogno di guida o fren per indirizzarsi al bene, così gli uomini inclinano al male perché il Papa, la loro guida dà il cattivo esempio.[…]. Strutturalmente il canto VI e il canto XVI hanno in comune sia l’opposizione passato /presente, i cui poli sono rappresentati dalla grandezza della Roma repubblicana e da Firenze, e in cui l’Italia, un tempo giardin de lo ‘mperio (Pg VI), contrasta con lo stato attuale di abbandono, associabile ancora una volta alla selva di Inf. I; sia la necessità di una guida e di un freno, idea fondamentale nel pensiero di Dante, che è rappresentata dall’immagine dell’Italia divenuta selvaggia per mancanza di guida”. R.Merlante-S.Prandi, L’altro viaggio. Antologia dantesca, La Scuola,Brescia 2006.
4.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!
Quell' anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
O Alberto tedesco ch'abbandoni
costei ch'è fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni,
giusto giudicio da le stelle caggia
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto,
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!
Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto,
per cupidigia di costà distretti,
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
(Dante, Purg. VI, vv. 76-108)
5. Il signore, quando sale al potere, è il delegato degli interessi e della classe e della parte della quale si è messo a capo; le aspirazioni sue personali e quelle di chi lo ha portato in alto coincidono. La signoria perciò non comporta una mutilazione vera e propria del popolo; ma piuttosto una disciplina di lotta. Gli atti che seguono l’elezione del capitano generale (capitano del popolo), ci persuadono subito di questo: si cacciano gli avversari, e i beni degli esuli, se in parte sono devoluti all’estinzione dei debiti del comune, sono anche concessi agli amici, e intimi rapporti di interessi si stringono fra il signore e i suoi seguaci.
Da A.Anzillotti, Movimenti e contasti per l’unità d’Italia, Laterza, Bari 1930
martedì 10 dicembre 2013
AGLI ALUNNI DELLA I A
PER GIOVEDI' 12 DICEMBRE RACCOMANDO DI PORTARE LE SCHEDE SULLA FIABA, FAVOLA, RACCONTO, NOVELLA. :)
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