LA PERSONALITÀ DEL FOSCOLO fu sempre animata dal rapporto oppositivo, dal conflitto tra l’aspirazione ad una serenità interiore assoluta e l’abbandono agli impulsi della passione e del sentimento. Nell’abbandono agli impulsi dello spirito, nella sua perenne inquietudine interiore possiamo cogliere la nuova sensibilità romantica ; nello sforzo di ricercare una dimensione armonica, di equilibrio e dominio dei sentimenti è evidente la componente classicistica. Soltanto nelle sue opere il poeta riuscì a sanare questa dicotomia: le poesie del Foscolo rappresentano , infatti, un insuperabile modello di perfetto equilibrio tra contenuto (romantico) e forma (neoclassica) .
Il Foscolo, nella sua concezione del mondo e della vita segue le dottrine materialistiche del 700, secondo le quali l’universo e tutta la materia sensibile sono il frutto dell’incessante processo di trasformazione della materia. La visione materialistica e meccanicistica della realtà porta il poeta a considerare l’uomo come prigioniero della materia: l’uomo, compiuto il suo ciclo vitale, ritorna con la morte al nulla eterno. La ragione, entusiasticamente esaltata dagli illuministi come fugatrice di tenebre ed indagatrice della verità, da sola non è sufficiente per condurre l’uomo alla conquista della felicità; anzi, spesso è proprio la ragione a far comprendere all’uomo i limiti angusti della propria esistenza, a renderlo cosciente nel dolore della frattura insanabile tra le illusioni della giovinezza e il reale. E’ questo il momento più acuto del pessimismo foscoliano, rappresentato idealmente dal romanzo giovanile, l’Ortis e dal suicidio del suo protagonista, Jacopo: un suicidio che è allo stesso tempo protesta ed eroica liberazione: liberazione dal dolore, protesta contro la Natura che ha destinato l’uomo all’infelicità.
U. Foscolo, tuttavia , non soccombe al pessimismo che alimenta la prima fase della sua produzione artistica; sebbene i risultati della ragione e la formazione filosofica illuministica conducano l’autore ad una concezione materialistica della vita, i bisogni dello spirito inducono il poeta a trascendere la visione puramente materialistica dell’universo, in un perenne conflitto tra ragione e spirito, tipicamente romantico. La reazione del Foscolo si traduce nella creazione di IDEALI SUPREMI DI VITA, nella fede in VALORI UNIVERSALI, laici ed immanenti: LA BELLEZZA, L’AMORE, LA LIBERTA, LA PATRIA, L’EROISMO, L’ARTE, LA POESIA. Gli ideali foscoliani hanno una vera e propria concretezza nella dimensione morale del poeta, essi costituiscono la fede di cui si serve costantemente il poeta per superare con virile dignità i limiti angusti della ragione, per trascendere le contraddittorietà della realtà contingente. Nel conflitto tra reale /ideale, dinanzi all’urto con la realtà, l’uomo risulterebbe sconfitto senza il ricorso alle ILLUSIONI. LE ILLUSIONI RAPPRESENTANO PER IL FOSCOLO DEI MITI SALVIFICI, DEI VALORI ASSOLUTI CAPACI DI SFIDARE L’ETERNITÀ E LA MORTE, IL NULLA ETERNO: attraverso la POESIA, la più grande delle illusioni, perfino la morte, intesa come fine del rapporto tra le categorie logiche SPAZIO-TEMPO, risulta vana. LA POESIA E’ ETERNATRICE dei sentimenti umani e l’uomo mortale acquista gloria e immortalità nel ricordo dei posteri (concezione della poesia esternatrice, che conferisce gloria e immortalità: vedi cultura classica greco-romana; civiltà umanistico-rinascimentale). Nella sua visione morale-artistica il Foscolo risente inevitabilmente della componente storica, sempre presente nelle sue opere. Non a caso FRANCESCO DE SANCTIS ( scrittore, storico della Letteratura e critico letterario, Morra Irpina, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883), in un suo contributo critico, definisce Ugo Foscolo il primo autore che abbia considerato “l’arte come lavoro psicologico”, lasciando intendere che attraverso la lettura delle sue pagine è possibile cogliere l’evoluzione psicologica, morale ed artistica del poeta, sempre alla luce dei complessi e dolorosi avvenimenti storici che segnarono l’Italia alla fine del 700. Il Foscolo vive dei medesimi ideali che avevano animato l’Alfieri, ma diversamente sperimenta l’urto con la triste e deludente realtà del tempo (vedi Napoleone Bonaparte). Così, dice il De Sanctis, mentre l’Alfieri appare come “il poeta dell’illusione”, il Foscolo rappresenta piuttosto “ il poeta del disinganno”. Ed è a partire dall’illusione, attraverso il disinganno, che il Foscolo giunge al pieno contatto con la realtà in tutte le sue sfaccettature; grazie a questo "esercizio della vita” , la poesia del Foscolo si arricchirà nel tempo di un nuovo impeto lirico culminante nei Sepolcri: in questo carme , conclude il De Sanctis il poeta “sviluppa tutte le sue forze, e in quel grado di verità e di misura che è proprio di un ingegno maturo” (in Francesco De Sanctis, Parabola della personalità fosco liana, da Saggi critici, Bari, Laterza, 1952, III, pp. 87–109).
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