lunedì 22 settembre 2014

UGO FOSCOLO (1778-1827), PARINI (1729-1799) ALFIERI (1740-1803)


Ugo Foscolo nasce Zante (Zacinto) da Diamantina Spathis ed Andrea, di famiglia veneziana. La sua biografia è quella di un anticonformista, del tutto antitetica a quella tradizionale del letterato italiano, servile e cortigiano. Per trovarne una analoga bisogna risalire a Dante Alighieri, perché dal Petrarca al Monti possiamo dire che quasi tutti i letterati per ragioni storiche siano stati al servizio dei potenti. Il nome di battesimo era Niccolò, mutato in Ugo in onore di Ugo di Bassville (giornalista e diplomatico francese, rivoluzionario + 1793; vedi la “Basvilliana” di Vincenzo Monti). Studiò dapprima a Zante, poi a Spalato, finché, a seguito della morte del padre, si trasferì a Venezia dove proseguì gli studi letterari presso l’università di Padova; altri eventi luttuosi segnarono profondamente la vita del Foscolo, contribuendo ad accentuare la sua indole già inquieta, travagliata, pessimista, solitaria e sprezzante: tra questi ricordiamo, in particolare, la morte del fratello Giovanni, suicida per debiti di gioco nel 1801.
 A Venezia si distingue per le sue idee democratiche e spregiudicate, così divenuto inviso al governo conservatore della Republica di Venezia, fugge sui colli Euganei. Alla notizia della discesa di Napoleone Bonaparte in Italia (1796), il poeta, entusiasta degli ideali rivoluzionari, si reca a Bologna (divenuta parte della Repubblica giacobina cispadana) dove si arruola tra i cacciatori a cavallo: è di questo periodo la composizione dell’ “Ode a Bonaparte liberatore”.
 Caduta la Repubblica oligarchica veneta, il Foscolo può finalmente rientrare in patria e collaborare alla costituzione della nuova municipalità giacobina. Tuttavia, nel 1797 viene stipulato TRATTATO DI CAMPOFORMIO che prevedeva la cessione di Venezia all’Austria: Il Foscolo, amareggiato dalla politica napoleonica, abbandona nuovamente Venezia per riparare a Milano. A questo periodo risale la stesura del suo romanzo epistolare a carattere autobiografico “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” (1798; 1802; 1816; 1817)
 Seppur deluso, nel 1799 tornò a combattere al fianco dei Francesi, partecipando anche a numerose azioni militari tra l’Italia e la Francia: le truppe napoleoniche apparivano ancora, agli occhi del poeta, promotrici degli ideali di libertà della Rivoluzione, contrapposti all’assolutismo dell’ ancien regime. Mentre è in Francia, a seguito dell’esercito napoleonico, ha una relazione con l’inglese Fanny Hamilton, da cui nascerà Floriana, la giovane fanciulla che consolerà gli ultimi anni della sua vita.
 Nel 1806 rientra in Italia, a Milano: qui visita Giulia Beccaria, Ippolito Pindemonte, A.Manzoni; scrive il carme Dei Sepolcri, 295 endecasillabi sciolti, pubblicati nel 1807. L’occasione per la composizione del carme è l’Editto di Saint Cloud, entrato in vigore in Francia nel 1804 ed esteso all’Italia nel 1806.
 Nel 1814, dopo a caduta di Napoleone (Lipsia 1813; Waterloo 1814), Foscolo è invitato dall’Austria a collaborare con la nuova amministrazione, in particolare gli è offerta la possibilità di dirigere una rivista letteraria che si chiamerà “Biblioteca italiana”. Il foscolo, per non giurare fedeltà all’Austria, va in esilio a Zurigo, poi a Londra.
 A Londra (1816) il poeta svolge un’intensa attività di critico letterario, collaborando alla stampa inglese e protetto da alcuni aristocratici che lo apprezzarono per la sua fama di letterato e oppositore di Napoleone; successivamente, l’elevato tenore di vita che il poeta si sforzava di condurre determinò crescenti difficoltà economiche : così, perseguitato dai creditori, U. Foscolo morì nel 1827 povero e ammalato in un sobborgo di Londra.
 1871 Le spoglie del Foscolo vengono condotte in S.Croce a Firenze

OPERE

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
LE POESIE
DEI SEPOLCRI
LE GRAZIE
NOTIZIA INTORNO A DIDIMO CHIERICO
LE TRAGEDIE
( sul modello alfieriano)

LA PERSONALITÀ DEL FOSCOLO fu sempre animata dal rapporto oppositivo, dal conflitto tra l’aspirazione ad una serenità interiore assoluta, e l’abbandono agli impulsi della passione e del sentimento. Nell’abbandono agli impulsi dello spirito, nella sua perenne inquietudine interiore possiamo cogliere la nuova sensibilità romantica ; nello sforzo di ricercare una dimensione armonica, di equilibrio e dominio dei sentimenti è evidente la componente classicistica. Soltanto nelle sue opere il poeta riuscì a sanare questa dicotomia: le poesie del Foscolo rappresentano , infatti, un insuperabile modello di perfetto equilibrio tra contenuto (romantico) e forma (neoclassica) .
Il Foscolo, nella sua concezione del mondo e della vita segue le dottrine materialistiche del 700, secondo le quali l’universo e tutta la materia sensibile sono il frutto dell’incessante processo di trasformazione della materia. La visione materialistica e meccanicistica della realtà porta il poeta a considerare l’uomo come prigioniero della materia: l’uomo, compiuto il suo ciclo vitale, ritorna con la morte al nulla eterno. La ragione, entusiasticamente esaltata dagli illuministi come fugatrice di tenebre ed indagatrice della verità, da sola non è sufficiente per condurre l’uomo alla conquista della felicità; anzi spesso è proprio la ragione a far comprendere all’uomo i limiti angusti della propria esistenza, a renderlo cosciente nel dolore della frattura insanabile tra le illusioni della giovinezza e il reale/ e l’ideale. E’ questo il momento più acuto del pessimismo foscoliano, rappresentato idealmente dal romanzo giovanile, l’Ortis e dal suicidio del suo protagonista, Jacopo: un suicidio che è allo stesso tempo protesta, ed eroica liberazione: liberazione dal dolore, protesta contro la Natura che ha destinato l’uomo all’infelicità.
U. Foscolo, tuttavia , non soccombe al pessimismo che alimenta la I fase della sua produzione artistica; sebbene i risultati della ragione e la formazione filosofica illuministica conducano l’autore ad una concezione materialistica della vita, i bisogni dello spirito inducono il poeta a trascendere la visione puramente materialistica dell’universo, in un perenne conflitto tra ragione e spirito, tipicamente romantico. La reazione del Foscolo si traduce nella creazione di IDEALI SUPREMI DI VITA, nella fede in VALORI UNIVERSALI, laici ed immanenti: LA BELLEZZA, L’AMORE, LA LIBERTA, LA PATRIA, L’EROISMO, L’ARTE, LA POESIA. Gli ideali foscoliani hanno una vera e propria concretezza nella dimensione morale del poeta, essi costituiscono la fede di cui si serve costantemente il poeta per superare con virile dignità i limiti angusti della ragione, per trascendere le contraddittorietà della realtà contingente. Nel conflitto tra reale /ideale, dinanzi all’urto con la realtà, l’uomo risulterebbe sconfitto senza il ricorso alle ILLUSIONI. LE ILLUSIONI RAPPRESENTANO PER IL FOSCOLO DEI MITI SALVIFICI, DEI VALORI ASSOLUTI CAPACI DI SFIDARE L’ETERNITÀ E LA MORTE, IL NULLA ETERNO: attraverso la POESIA, la più grande delle illusioni, perfino la morte, intesa come fine del rapporto tra le categorie logiche SPAZIO-TEMPO, risulta inerme. LA POESIA E’ ETERNATRICE dei sentimenti umani e l’uomo mortale acquista gloria e immortalità nel ricordo dei posteri (Concezione della poesia esternatrice, che conferisce gloria e immortalità: vedi cultura classica greco-romana; civiltà umanistico-rinascimentale).
Nella sua visione morale-artistica il Foscolo risente inevitabilmente della componente storica, sempre presente nelle sue opere. Non a caso FRANCESCO DE SANCTIS , in un suo contributo critico dedicato ad U.Foscolo, definisce questo il primo autore che abbia considerato “l’arte come lavoro psicologico”, lasciando intendere che attraverso al lettura delle sue pagine è possibile cogliere l’evoluzione psicologica, morale ed artistica del poeta, sempre alla luce dei complessi e dolorosi avvenimenti storici che segnarono l’Italia alla fine del 700. Il Foscolo vive dei medesimi ideali che avevano animato l’Alfieri, ma diversamente da quest’ultimo egli sperimenta l’urto con la triste e deludente realtà del tempo (vedi Napoleone Bonaparte). Così, dice il De Sanctis, mentre l’Alfieri appare come “il poeta dell’illusione”, il Foscolo rappresenta piuttosto “ il poeta del disinganno”. Ed è a partire dall’illusione, attraverso il disinganno, che il Foscolo giunge al pieno contatto con la realtà in tutte le sue sfaccettature; grazie a questo "esercizio della vita” , la poesia del Foscolo si arricchirà nel tempo di un nuovo impeto lirico culminante nei Sepolcri: in questo carme , conclude il De Sanctis il poeta “sviluppa tutte le sue forze, e in quel grado di verità e di misura che è proprio di un ingegno maturo” (in Francesco De Sanctis, Parabola della personalità fosco liana, da Saggi critici, Bari, Laterza, 1952, III, pp. 87–109).

La sua formazione culturale risentì dello studio dei classici latini, greci, italiani nonché della lettura degli autori moderni, sia italiani: G.Parini, V.Alfieri, Vincenzo Monti, Melchiorre Cesarotti (traduttore dell’elegia funebre di T.Gray e dei Canti di Ossian dello scrittore inglese James Macpherson), sia stranieri: Edward Young, Thomas Gray, i Canti di Ossian, Laurence Sterne, J. J. Rousseau.

1 commento:

  1. Torno sempre su questo blog, è un eterno ritorno. Felicissima di rileggere questi appunti dopo anni e rendermi conto di ricordarli come se fosse ieri!
    Saluti da una fedelissima.
    Martina Treglia

    RispondiElimina