lunedì 10 ottobre 2011

I TEMI DELLA POESIA ROMANTICA

Un dato certo del Romanticismo è che nessun fenomeno si presenta in maniera univoca: tipica della condizione romantica è l’oscillazione di stati d’animo e la frequente ambivalenza degli atteggiamenti e delle posizioni ideologiche. Così, prendendo in esame alcune manifestazioni della cultura romantica, ad esempio la figura del poeta, la concezione della lirica, del dramma o del romanzo, è evidente che dobbiamo segnare una prima distinzione tra le poetiche dell’io e le poetiche della realtà.
LE POETICHE DELL’IO sono manifestazioni che nascono dall’esigenza dello scrittore di trovar compenso alle proprie frustrazioni, di origine psicologica e sociale e pongono perciò al centro dell’universo artistico la figura del poeta considerato essere unico e irripetibile. Quanto più lo scrittore si sente sradicato dalla società che lo circonda, solo e incompreso, tanto più ne fa la condizione della propria superiorità, l’aureola del proprio martirio ed eroismo. LA FIGURA DEL POETA viene affiancata a quella del sacerdote: egli viene ad essere profeta e guida dell’umanità , diviene un essere capace di cogliere con la forza dell’intuizione e con lo slancio del sentimento le più alte e misteriose verità; un essere che non ha bisogno di imitare la Natura perché la forza vitale della natura si esprime attraverso la sua voce; un essere che guarda alla realtà soltanto per pronunziare parole profetiche e concepire utopie. Nel poeta viene messa nel massimo risalto l’interiorità, lontana dalla perturbazioni della vita e libera di e libera di sprofondare negli abissi più insondabili dell’inconscio o di elevarsi e identificarsi con lo slancio vitale dell’universo. IL TITANISMO ROMANTICO, l’enfasi con cui viene innalzato l’io dello scrittore al di sopra della comune umanità, non si esaurisce nell’autoesaltazione, ma finisce per tradursi in un impegno politico e sociale, tanto che molti poeti romantici si fanno assertori di libertà e difensori dell’indipendenza nazionale. L’esempio più noto del TITANISMO ROMANTICO, al di là delle tracce riscontrabili nelle opere del Foscolo, riamane quello leopardiano della canzone “All’Italia” che raggiunge la massima tensione oratoria nei versi “L’armi, qua l’armi: io solo/combatterò, procomberò sol io./ Dammi, o ciel, che sia foco/ agli italici petti il sangue mio”.
LE POETICHE DELL’IO TROVANO ESPRESSIONE PREVALENTEMENTE NELLA LIRICA.
• Un tema costante nelle liriche romantiche è IL DISAGIO DEL POETA NEL MONDO: il conflitto con la società, il rapporto dell’uomo con la natura ( sentita come madre o come matrigna, come forza benefica o come potenza ostile e misteriosa), il sentimento di solitudine e di infelicità, l’inesorabile scorrere del tempo e il doloroso destino di morte a cui gli uomini non possono sottrarsi.
• Al tema del disagio del poeta è collegato IL TEMA DEL RIFUGIO NELLA INTERIORITA’ (INDIVIDUALISMO) sentita come realtà più pura e più vera di quella materiale e sociale. L’infinito, l’ignoto, il notturno, l’ineffabile, il nulla eterno diventano i poli di attrazione della fantasia poetica che tende a forzare o ad indebolire i limiti dell’esperienza oggettiva e ad abbandonarsi alla voluttà del fiabesco, dello slancio mistico, dell’irrazionale. LA POESIA , L’ARTE, LA BELLEZZA rappresentano ideali superiori, che oppongono il godimento estetico alla triste realtà dell’esistenza.
• Sotto il segno dell’individualismo si pone IL TEMA DEL TITANISMO E DELLA LIBERTA’ POLITICA: temi che ebbero largo corso nel periodo della Restaurazione e attraverso i quali il poeta aspirava ad ergersi a guida del suo popolo, coscienza morale della nazione.
IL TEMA DELL’AMORE inteso come forza travolgente che spesso si scontra con le convenzioni e, in alcuni casi, è destinato a sublimarsi in forme ideali e a trovare una soluzione solo nella morte (leopardi) o addirittura nel suicidio (Flaubert) Le eroine romantiche sono animate dalla passione e i loro amori sono tormentati e a volte irrealizzabili. Su tutto domina, spesso, l’elemento irrazionale.
• Su tutto domina la figura del POETA la sua sofferenza, i suoi languori, la sua ribellione alle convenzioni e alle leggi codificate, il suo modo di sentire la vita, l’arte e la morte. Nella concezione romantica, LA POESIA e, più in generale, l’ARTE non devono più basarsi sul principio classico di "imitazione", né sul principio classicistico del “bello ideale” (arte greco-romana). L’arte e la poesia devono prescindere da tutte le regole della tradizione retorica, da tutti i modelli precostituiti, giudicati piuttosto come gabbie soffocanti di regole, che impediscono il dispiegarsi della verità più profonda dell’arte nemiche della spontaneità e della creatività. L’arte deve rappresentare l’assoluta libertà d’ispirazione e di espressione del poeta : l’arte deve scaturire da un contatto creativo tra l’artista e la natura, che rappresentano i poli distinti di un rapporto dialettico fatto di attrazione, fascino, mistero, dolore, anelito all’infinito.
LE POETICHE DELLA REALTA’, anch’esse sorte nel solco della cultura romantica, trovarono applicazione prevalentemente nell’opera narrativa, soprattutto nel ROMANZO. Il Romanzo ottocentesco, predilige tematiche di adesione al vero storico; l’opera d’arte deve riprodurre la verità, e lo scrittore ha il dovere non soltanto estetico, ma anche etico, di far agire i suoi personaggi nel quadro complesso della realtà sociale (vedi Victor Hugo, I miserabili; A. Manzoni, promessi sposi). Il nuovo romanzo ottocentesco, lungi dal limitarsi a tracciare la vicenda psicologica di pochi protagonisti, come nei romanzi epistolari del Settecento (Richardson, Rousseau, Goethe, Foscolo), tendono a cogliere la dinamica sempre più complessa della società capitalistica, di descrivere il bene e il male, le azioni nobili e quelle più basse. Il più grande dei romanzieri europei dell’Ottocento, Honoré De Balzac, riproduce un mosaico di personaggi attinti dalla complessa realtà sociale, espone un inventario di vizi e virtù, la storia dei costumi di un’intera civiltà, sempre alla ricerca delle cause che determinano gli effetti sociali.
Cfr. Riccardo Marchese, Letteratura e realtà, vol.3, “Dall’età napoleonica a Verga”.

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