giovedì 22 marzo 2012

GENESI DEL DECADENTISMO; POETICHE DEL DECADENTISMO

Il Decadentismo nasce sulla base dell’Irrazionalismo che scaturì nella seconda metà dell’Ottocento come reazione al Positivismo e alla diffusa fiducia riposta nei valori positivi del Progresso. La sfiducia nella ragione determinò i campo morale la crisi dei valori tradizionali (libertà, patria, progresso) generando insicurezza ed angoscia esistenziale che, presente in tutte le civiltà, da quella precristiana a quella cristiana, era stata lenita e consolata ora dalla fede in Dio e nella divina Provvidenza, ora dalla fiducia nel Progresso. Venute meno queste due certezze, l’intellettuale decadente appare privo di riferimenti ideali, avverte un senso di solitudine e di alienazione, avverte una profonda frattura tra sé e la società civile.
Alla fine dell’Ottocento filosofi, matematici e scienziati avevano rilevato i limiti del Positivismo e del Metodo scientifico tradizionale al quale si riconosceva il carattere pratico di classificare e spiegare i fenomeni naturali, negando tuttavia il carattere assoluto e definitivo alle conoscenza scaturite dall’applicazione del metodo stesso. Successivamente i limiti alla scienza tradizionale saranno resi più evidenti dalla TEORIA DELLA RELATIVITA’di A. Einstein (1879 –1955) e dal successo della nuova Fisica di Bohr, di Plank, di Heisenberg che, in contrasto con la Fisica classica di Galilei e Newton, fondata sull’ordine meccanicistico della natura e sulla prevedibilità dei fenomeni naturali – diventa una scienza probabilistica che ammette anche un certo margine di indeterminatezza, di imprevedibilità, di relatività dei fenomeni, in quanto dipendenti dal luogo, dalla velocità, dalla direzione del movimento.
Dalla crisi del Positivismo derivarono nuove correnti filosofiche spiritualistiche ed irrazionalistiche, come l’esistenzialismo, l’intuizionismo di Bergson, l’immanentismo di Blondel, il Pragmatismo di James,il Neoidealismo Di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile.
Tuttavia, il filosofo della decadenza è senza alcun dubbio il tedesco F.Nietzsche (1844 – 1900), l’ultimo frutto - esasperato- del soggettivismo romantico. Questi, muovendo dai medesimi presupposti di A. Schopenauer (1788 –1860), critica, in un prospettivismo storico, la lunga e costante sopravvalutazione della Ragione rispetto alla Natura, come espressione di volontà. Nietzsche evidenzia come la cultura occidentale, a partire da Socrate e Platone (VI se. A. C.) avesse tentato sempre di mistificare la verità, affidando il primato assoluto alla Razionalità come molla propulsiva delle azioni umane, come principio assoluto della Volontà:
- nel Medioevo la Ragione si identificava con il misticismo e la trascendenza ( per cui la via della razionalità era quella che conduceva a Dio);
- dal Rinascimento in poi (vedi Galilei, Newton, il Positivismo) la Ragione viene ad identificarsi con la Natura, la ragione è immanente alla Natura , l’uomo può cogliere la razionalità immanente nella Natura e dominarla; egli ha il potere di decifrare i fenomeni naturali mediante l’applicazione di leggi matematiche universali.
- In età contemporanea la menzogna della cultura occidentale si è perpetrata: l’uomo dell’Ottocento è portato per istinto e per lunga tradizione culturale a non ammettere la costitutiva caoticità del reale, a non ammettere il primato della Natura ( e della sfera della corporeità, non certo della Ragione) come manifestazione di “volontà di”. L’uomo contemporaneo è, per Nietzsche, l’espressione di una società ammalata, che ha voltato le spalle al vero. Anche l’affermazione, nell’Ottocento, del principio socio-politico di uguaglianza, da cui le ideologie socialiste - il marxismo e il comunismo - si fonda sul tentativo, illusorio, di riconoscere un principio di razionalità nell’affermazione dell’egualitarismo sociale.
Nietzsche è l’emblema dell’intellettuale moderno che , ritenendosi superiore, dunque “sano” per aver finalmente intuito e riconosciuto i limiti della razionalità, si trae fuori dalla società malata: il Superuomo di Nietzsche è un uomo che è “oltre” in quanto ha avuto il coraggio di ripudiare l’antica menzogna della cultura occidentale e ribaltare i parametri tradizionali della conoscenza, ponendo al primo posto la Natura, intesa come la più sublime manifestazione della “volontà di potere”.

Altro contributo importante alla definizione della cultura decadente è la nascita della Psicanalisi ad opera S. Freud (1856-1939) che rappresenta, insieme a Ch. Darwin, il frutto più maturo del Positivismo ottocentesco. Freud rileva che l’uomo non è il padrone assoluto della propria natura (IO): l’uomo è allo stesso tempo schiavo dell’ES, schiavo di pulsioni interiori incoercibili e incontrollabili, che sfuggono alla nostra coscienza razionale. Queste pulsioni, necessarie al nostro organismo, riguardano la sfera dell’Autoconservazione (mangiare, dormire, ecc) e della Riproduzione (impulsi sessuali), sono tenute sotto controllo dal SUPERIO che agisce da filtro sull’ES, e fa sì che solo alcune di esse possano manifestarsi nell’IO razionale. Solo in situazioni particolari l’azione condizionante esercitata dal Superio viene meno, sicché l’inconscio può emergere e manifestarsi liberamente: ciò accade, ad esempio, nel sogno, nel sogno ad occhi aperti (i viaggi della fantasia), nell’ipnosi, nella creazione artistica.
Oltre alla GENESI FILOSOFICA incentrata sulla sfiducia nella ragione, va individuata, nella nascita e nello sviluppo del Decadentismo, una GENESI STORICA.
Fin dalla meta dell’Ottocento, soprattutto in Paesi economicamente evoluti come la Francia e l’ Inghilterra, si assiste ad un forte impulso di industrializzazione e urbanizzazione. I mutamenti economici e morali che ne derivano sono per più versi traumatici. Non manca una perdurante sensazione di instabilità, dovuta sia alle periodiche recessioni economiche, sia alle insoddisfazioni delle classi più deboli, continuo alimento di contrasti sociali.Inoltre, gli ideali romantici e positivistici vennero progressivamente smentiti dai conflitti nazionali e internazionali che segnarono l’Europa tra la fine del sec. XIX e l’inizio del secolo successivo.
Il dato storico-sociale più rilevante resta, tuttavia, l’affermazione della classe borghese, con la definitiva affermazione della mentalità affaristica, per cui il criterio morale più alto diventa quello dell’operosità fruttuosa, dell’efficienza, della concretezza. Dal progressivo affermarsi dello spirito borghese, scaturiscono ben presto in Europa dottrine capitalistiche ed imperialistiche.

LE POETICHE DEL DECADENTISMO

Il Decadentismo rappresenta, in generale, non un movimento unitario ed organico, bensì un fenomeno estetico e letterario di ampia portata, una somma di esperienze artistiche che segnano una svolta radicale rispetto ai paradigmi culturali tradizionali, costituendo il fondamento della nuova cultura novecentesca. Per questa ragione dal Decadentismo, incentrato sul primato dell’inconscio individuale e sull’evasione dalla realtà borghese diviene un fenomeno europeo che assunse sfumature peculiari e che riguardò non soltanto la letteratura ( e la poesia , in particolare) , ma anche l’arte, la pittura, la musica, il costume sociale. Dal Decadentismo scaturirono poetiche particolari, come il Simbolismo, l’Estetismo, il Surrealismo, il Dadaismo, il Crepuscolarismo, il Futurismo, l’Ermetismo.

IL SIMBOLISMO sorge in Francia per iniziativa di JEAN MOREAS(1856-1910) che ne pubblicò il manifesto sul “Figaro” del 18 settembre 1886, l’anno stesso della pubblicazione della rivista “Le Decadent”. Il Simbolismo prende spunto da una celebre lirica di Ch. Baudelaire, Correspondances (da “I Fiori del male”): “ E’ un tempio la natura, dove a volte parole/ escono confuse da viventi pilastri/ e che l’uomo attraversa tra foreste di simboli/ che gli lanciano occhiate familiari./ Come echi che a lungo e da lontano/tendono a un’unità profonda e oscura,/vasta come le tenebre o la luce, / i profumi, i colori e i suoni si rispondono./Profumi freschi come la carne d’un bambino, /dolci come l’oboe, verdi come i prati/e altri d’una corrotta, trionfante ricchezza,/con tutta l’espansione delle cose infinite:/l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino,/ che cantano i trasporti della mente e dei sensi”.
Per i simbolisti la realtà vera non è quella fenomenica, bensì è qualcosa di profondo e misterioso che vive sotto le parvenze sensibili: solo il poeta è il “veggente” ossia l’esploratore del mistero, dell’inconscio e dell’assoluto a cui perviene per improvvise folgorazioni e intuizioni, scoprendo l’universale corrispondenza e analogia delle cose. Solo il poeta è in grado di decifrare e comprendere le voci arcane provenienti dal subcosciente, cogliere le corrispondenze misteriose che legano l’uomo e le cose all’universo, oppure contemplare le cose come simboli o segni del mistero che è al di là della realtà percepita dai sensi. il poeta veggente è il traduttore, il decifratore di una realtà oltre il visibile che si disvela solo allo sguardo attento e illuminato dell’artista.
Ascoltando le voci provenienti dagli abissi interiori dell’inconscio, o dagli abissi dello spazio, il poeta decadente acquista coscienza della propria universalità e si ricongiunge al Tutto, cioè al principio originario della vita dell’universo. Da qui scaturisce il Panismo (dal greco “pan”, “tutto”)dei Simbolisti e dei Decadenti in genere. Panismo è la tendenza a confondersi e ad immedesimarsi col Tutto, con l’Assoluto. Il Simbolismo fu un movimento letterario che investì anche il campo delle arti figurative, basti pensare alle raffinate composizioni cromatiche di Gustave Moreas (1826-1898), o alle opere dal carattere “visionario” del più giovane artista Odilon Redon (1840-1916).

L’ESTETISMO è una poetica che si fonda sul culto esasperato della forma e della bellezza che l’esteta spinge fino a concepire la propria esistenza come una manifestazione artistica. I decadenti riprendono il concetto romantico del legame arte-vita ribaltandone i termini: non la vita deve ispirare l’arte, ma l’arte deve modellare e ispirare l’esistenza dell’artista, mosso nella perenne ricerca del vivere inimitabile(D’Annunzio). Vita e arte, dunque, devono coincidere, e la ricerca della Bellezza non deve riguardare solo le opere, ma anche la quotidianità, la cui ricercatezza vuole ribadire la superiorità aristocratica dell’artista nei confronti di una vita ordinaria e squallida, rivolta semplicemente al guadagno. Campioni dell’estetismo europeo sono gli scrittori Joris Karl Huysmans (1848 –1907) autore del romanzo “A rebours”, Oscar Wilde (1854-1900) con “Il ritratto di Dorian Gray”, Gabriele D’Annunzio (1863 –1938) autore de “Il Piacere”.

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