lunedì 2 febbraio 2015

FACCIAMO IL PUNTO SU : GIOSUE’ CARDUCCI (1835-1907)


1860: cattedra Letteratura italiana Università di Bologna
1890: nomina di senatore del Regno: scrive l’ode filosabauda Piemonte: è ormai il vate ufficiale dell’Italia umbertina
1906: Premio Nobel per la Letteratura.
Gravi lutti segnarono l’ esistenza di G. Carducci: il suicidio del fratello Dante, la morte prematura del figlioletto, Dante, avvenuta nel 1870, la morte della madre, ancora nel 1870. I due gravi lutti del 1870 (la morte della madre e del figlio Dante) indussero nel poeta una profonda crisi depressiva dalla quale lo riscosse soltanto la relazione, dapprima epistolare, poi anche amorosa con Carolina Cristofori Piva , chiamata Lina o Lidia nelle poesie. Fu questo per Carducci – che pure ebbe diverse relazioni extraconiugali, come quelle con Adele Bergamini, Dafne Gargiolli, e più tardi con la giovanissima scrittice Annie Vivanti- un legame lungo e importante, sia affettivamente che culturalmente, troncato solo dalla morte della donna nel 1881. A Carolina Cristofori Piva sono dedicate meravigliose liriche, Alla stazione in una mattina d’autunno, Ballata dolorosa.

PRODUZIONE LETTERARIA
IUVENILIA, LEVIA GRAVIA, INNO A SATANA (pubblicato nel 1865 con lo pseudonimo di enotrio Romano), GIAMBI ED EPODI, RIME NUOVE, ODI BARBARE , RIME E RITMI

1.PRIMA FASE: PRODUZIONE LETTERARIA IMPRONTATA A POSIZIONI IDEOLOGICHE DI STAMPO GIACOBINO, ANTICLERICALE.

Tematiche repubblicane e giacobine, poesie di invettiva politico-civile, sostenute da un taglio realista e dall’etica risorgimentale: Giuseppe Mazzini, La sacra di Enrico V, Per Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, Versaglia, A un heiniano d’Italia. Il ribellismo giovanile del Carducci trovò nutrimento nella lettura di scrittori illuministi e repubblicani, come Voltaire, Michelet e Quinet, poeti laici e radicali, come Arrigo Heine, il filosofo francese Proudhon, teorico del socialismo anarchico.
 In politica, l’Italia sopra di tutto
 In estetica, il Classicismo, come modello di rigore formale , come esaltazione della tradizione letteraria nazionale (Dante, Petrarca, Tasso, Parini, Monti, Alfieri, Leopardi)
 Nella vita pratica, la schiettezza , la virilità, l’intransigenza.

2. ANNI 80 : SPOSTAMENTO SU POSIZIONI MONARCHICHE FILOSABAUDE
Gli anni Ottanta vedono il progressivo allineamento del Carducci su posizioni più filomonarchiche e conservatrici; a ciò si accompagna il suo crescente impegno nel ruolo di “Vate della terza Italia” che si traduce nell’esigenza di allargare l’uditorio ideale, dal pubblico selezionato e culturalmente elevato delle origini, alla ben più vasta platea del pubblico borghese.
Nel 1879 era intanto cominciata la sua collaborazione al periodico filogovernativo e filomonarchico “Fanfulla della Domenica”, cui seguì, fra il 1881 e il 1885, quella alla “Cronaca bizantina” dell’editore romano Angelo Sommaruga. La sua fama di poeta andava intanto crescendo notevolmente, e la pubblicazione nel 1887 delle Rime nuove (che comprende poesie composte dal 1861 al 1887) sancì il suo ruolo di poeta nazionale, punto di riferimento insostituibile per le vicende culturali e politiche italiane; il 4 dicembre del 1890 fu nominato senatore a vita.
Carducci si calò completamente nel ruolo di poeta nazionale: sostenitore della politica coloniale di Francesco Crispi, fra il 1894 e il 1895 compose numerose odi che celebravano la storia italiana dal Medioevo ai suoi giorni , come le notissime odi Piemonte e Cadore, poi confluite insieme ad altre poesie nella raccolta Rime e ritmi (1899). Nel 1904 lasciò l’insegnamento nell’ateneo bolognese, che aveva ricoperto ininterrottamente per quarantatré anni. La sua fama ormai mondiale gli valse nel 1906 il premio Nobel per la letteratura. Morì a Bologna nella notte fra il 16 e il 17 febbraio del 1907.


TEMI DELLA POESIA CARDUCCIANA
 Il tema della NATURA, del Paesaggio; le incontaminate virtù del paesaggio toscano, che si arricchisce di suggestioni simboliche e irrazionali (Bolgheri, Castagneto, la Maremma aspra e selvaggia, custode di antichi, felici ricordi d’infanzia)
 Il tema della MEMORIA, della evocazione nostalgica del passato; il mito dell’infanzia come sogno di illusioni e di speranze di felicità
 Il mito della STORIA ANTICA – in particolare la Storia romana, la storia medievale- come memoria dei massimi civiltà, come retorica celebrazione di epoche gloriose. In questo solco si colloca la produzione carducciana di impronta storica ed epica (Dinanzi alle terme di caracalla, Presso una certosa, Il comune rustico, faida di comune
 Il SENTIMENTO DELLA MORTE, la fuga dalla realtà, il contrasto tra ideale/reale, il Simbolismo (Baudelaire, Mallarmé).
 ASPIRAZIONE ALLA POESIA PURA (“ritornare all’arte pura, di per se stessa morale più d’ogni altra”), un’arte indifferente alla realtà , volta a ricreare un mondo distante e mitico nel quale l’uomo viveva un rapporto “naturale” e istintivo con la Natura creatrice. Nella volontà del Carducci di riproporre l’ideale classico di una poesia pura e incontaminata, si scorge l’incontro della lirica carducciana con l’opera di Charles Baudelaire (il poeta delle Fleurs du mal) . Carducci ebbe modo di visionare l’opera omnia dello scrittore francese già a partire dal 1872 (anno in cui l’amico Giuseppe Chiarini invia al Carducci una prima opera del Baudelaire, Le litanie di Satana). Di chiara ispirazione baudelariana è la lirica del Carducci “Fantasia” dedicata a Lidia (Carolina Cristofori Piva, fervente ammiratrice di Baudelaire), lirica che trae ispirazione dal sonetto Parfum exotique, compreso ne Les fleurs du mal. La concezione baudelairiana della classicità appare, tuttavia, sostanzialmente diversa rispetto a quella maturata del Carducci, in quanto più estrema e decadente, volta ad enfatizzare gli elementi più sensuali e morbosi della Natura . Si tratta, dunque, di influenze episodiche nella poesia carducciana, che appaiono caratterizzate dalla tendenza del Carducci ad attenuare proprio gli elementi più sensuali presenti nel modello francese: l’estetica di Baudelaire non poteva trovare una profonda consonanza in Carducci, che nei confronti del mondo classico serbava l’atteggiamento tipicamente umanistico del restauratore ed imitatore.

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