martedì 10 dicembre 2013

ILLUMINISMO ITALIANO. CENTRI DI DIFFUSIONE DELLA CULTURA ILLUMINISTICA : MILANO, NAPOLI


Dalla Francia che era stata la culla più feconda per l’elaborazione e al maturazione delle idee illuministiche, l’Illuminismo si diffonde presto in altri paesi europei (soprattutto in Germania, in Austria, in Prussia, in Russia) grazie alle opere dei filosofi illuministi: Voltaire, Rousseau, Diderot, Montesquieu.
Gli storici moderni hanno individuato tre fasi nella diffusione dell’Illuminismo in Europa:
1- 1740-1750: forte diffusione delle idee riformatrici e illuministiche;
2- Fase di collaborazione tra intellettuali e potere illuminato;
3- Seconda metà del Settecento: interruzione della collaborazione tra intellettuali e potere con l’instaurazione di un riformismo autocratico e dall’alto.
Nel corso del Settecento le idee illuministiche trovano consenso anche in Italia, adattandosi al sostrato culturale dettato dalla nostra lunga tradizione culturale di stampo classicistico. Infatti, sebbene l’Illuminismo sia un movimento a carattere cosmopolita, esso assunse caratteri e sfumature diverse a seconda delle realtà specifiche in cui esso si sviluppa.
Inizialmente viene accolto con fervore entusiastico, suscitando consensi specialmente tra gli uomini di cultura. Le idee illuministiche circolarono soprattutto nei salotti aristocratici, nuovi centri di divulgazione della cultura, nelle Accademie, nei Caffè letterari. Le corti persero gradualmente l’antico ruolo di irradiamento culturale.
In Italia si assiste ad una larga diffusione della cultura illuministica: Montesquieu, Voltaire, Diderot, Rousseau vengono letti e tradotti tempestivamente. Gli intellettuali italiani, tuttavia, vagliarono le nuove dottrine: alcune le accettarono, altre le respinsero, facendo assumere all’illuminismo italiano un carattere proprio. In Italia le idee illuministiche, sviluppandosi in contesti di regimi assolutistici, non ebbero la forza e la possibilità di tradursi in diretta azione politica, di avere un riscontro immediato nella vita sociale e si è attestato principalmente su posizioni teorico-speculative. L’illuminismo italiano ha attenuato gli aspetti più radicali e rivoluzionari dell’Illuminismo francese, preferendo concentrare l’attenzione sui problemi che riguardano la vita sociale e civile del nostro Paese di cui avvertono i limiti e l’arretratezza. In Italia infatti le istanze illuministiche si concretizzarono in proposte innovatrici volte allo svecchiamento delle strutture sociali-economiche, ancora di stampo feudale.
CARATTERI PECULIARI DELL’ILLUMINISMO ITALIANO
- Assenza di una vera polemica antireligiosa e antiecclesiastica;
- Moderata polemica contro i regimi assoluti: gli Illuministi italiani coinvolsero spesso i sovrani nell’azione di rinnovamento della società mediante riforme concrete nell’economia, nell’agricoltura, nel commercio nell’istruzione, nelle strutture giuridiche e sociali.

Anche sul PIANO LETTERARIO l’Illuminismo italiano rinnovò la secolare tradizione letteraria operando con una certa moderazione e conciliando la mai tramontata
- tradizione classicistica
- con le nuove istanze culturali, che conferivano alla Letteratura e alla Poesia un carattere ed una FINALITÀ ETICO-DIDASCALICA: l’istruzione, e in generale la cultura, è concepita quale strumento di educazione del popolo, che contribuisce alla restaurazione della coscienza morale e civile.
La Letteratura, che dal Petrarca al 1700 era stata dotta e aristocratica, intesa spesso come puro e raffinato esercizio retorico o come strumento di evasione, estranea alle problematiche della vita reale e che con l’esperienza dell’Arcadia era divenuta idilliaca, cortigiana e salottiera, con l’Illuminismo diviene una Letteratura impegnata, virile, concreta , tutta calata nella realtà umana e sociale dei tempi nuovi: dopo secoli di letteratura aulica, riservata ad una ristretta cerchia d’elite, la letteratura cerca di avvicinarsi gradualmente ai problemi vivi della realtà contemporanea.
Oltre alle finalità etico-didascaliche, si avverte l’esigenza di una più ampia divulgazione del sapere, non più riservato all’aristocrazia delle corti feudali e rinascimentali, ma rivolto a soddisfare i bisogni di strati sempre più ampi della società borghese desiderosa di far valere le proprie istanze e i propri diritti sulla vecchia aristocrazia improduttiva e parassitaria; a tal proposito si diffusero nel ‘700 nuovi centri di divulgazione culturale: sorsero nuove Accademie (L’Accademia dei Pugni a Milano, 1761, Pietro e Alessandro Verri; L’Accademia Granelleschi a Venezia; l’Accademia dei Trasformati a Milano, 1546), alle quali si aggiunsero i Caffè letterari, le riviste letterarie, i giornali (sul modello degli inglesi “The Tatler” , “The Spectator”).
In campo letterario, l’Illuminismo assunse innanzitutto le forme di ribellione alla tradizione letteraria barocca che aveva caratterizzato le arti figurative e la letteratura fin dalla seconda metà del ‘500. Alla letteratura edonistica del Barocco “è del poeta il fin la meraviglia”, al culto del bizzarro, della forma artificiosa e ampollosa (ricca di metafore, ossimori, iperboli) si contrappone nel ‘700 l’esigenza di un rinnovamento culturale in direzione di una ripresa della tradizione classicistica: l’illuminismo interpreta il classicismo in chiave di armonia, di compostezza formale, di razionalità assoluta. C’è dunque il ritorno al classicismo umanistico rinascimentale, non già in termini di tematiche, che assumono ora una valenza etico-sociale tesa all’impegno civile, quanto a livello stilistico e formale.

La seconda metà del Settecento rappresenta per l’Italia un periodo eccezionale di pace: l’equilibrio venutosi a creare tra i Borbone e gli Asburgo dopo la pace di Aquisgrana (1748) esclude il nostro Paese dai più gravi conflitti tra le potenze europee. L’Italia nel Settecento non è più al centro dello scontro tra potenze straniere come era accaduto nel corso del Cinquecento, è divenuta ormai semplice pedina in un gioco di equilibri i cui centri di irradiazione sono l’Inghilterra, se pure non direttamente, la Francia della monarchia borbonica, l’Austria. Grazie a questo lungo periodo di pace, vennero promosse in Italia importanti riforme da parte dell’assolutismo illuminato.
i centri più importanti di diffusione della cultura umanistica italiana furono→ MILANO, NAPOLI


MILANO: L’ARISTOCRAZIA RIFORMATRICE

A Milano, dominio asburgico, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria (1740-1780) e poi suo figlio, Giuseppe II avevano dato avvio ad un’intensa politica riformatrice di innovazione legislativa, incisiva e lungimirante che atteneva al piano economico, civile amministrativo.
- I sovrani austriaci riformarono l’agricoltura con opere di canalizzazione e di bonifica;
- fu conclusa la stesura di un Catasto fondiario* (1718-1733)
nel quale erano descritte minutamente le caratteristiche e il valore di ogni singola parte della proprietà terriera, in modo da costituire una base certa su cui applicare un’aliquota fiscale.
Fu abolita anche la Pena di morte sulla scia dei principi sostenuti da Cesare Beccaria (1738-1794), uno dei maggiori animatori dell’Illuminismo lombardo, nonno materno di A. Manzoni, che si rese famoso nella seconda metà del ‘700 per la pubblicazione dell’opera “Dei delitti e delle pene”(1764), contro la tortura e la pena di morte. Notevole impulso fu dato anche all’istruzione: fu aperta a Milano la Biblioteca Di Brera, fu costruito il Teatro alla Scala.
A Milano, la strategia riformatrice divenne più intensa e radicale con Giuseppe II, divenuto imperatore alla morte del padre, Francesco di Lorena ( al secondogenito di Francesco di Lorena, Pietro Leopoldo, fu affidato il Granducato di Toscana). Si assisté alla graduale laicizzazione dello stato mediante la soppressione degli ordini religiosi ritenuti inutili (frati e monache); fu istituita la libertà di religione secondo il principio di tolleranza verso tutti i culti religiosi; fu ammesso il matrimonio civile tra cattolici e non cattolici con la possibilità per questi ultimi di divorzio; si abolì la discriminazione nei confronti degli Ebrei, si istituì l’istruzione elementare obbligatoria.
Gli antichi privilegi del Clero (esenzioni dalle imposte, tribunali ecclesiastici riservati) furono aboliti tra il 1765–1768.
• L’origine dei Catasti fu un fenomeno assai particolare nel Settecento: esso corrispondeva all’esigenza da parte delle monarchie italiane di avviare una solida politica fiscale basata sull’accertamento rigoroso della ricchezza dei contribuenti in modo da porre fine alle antiche esenzioni e agevolazioni fiscali di cui godevano ormai da troppi secoli il Clero e l’aristocrazia. Il primo Catasto fondiario fu realizzato nel regno di Sardegna tra il 1698-1731 allo scopo di ripartire più equamente l’imposta fondiaria.




ILLUMINISMO NAPOLETANO

Napoli rappresentò nel Settecento un importante centro di irradiamento della cultura illuministica mediante l’opera di intellettuali di spicco , tra cui ricordiamo:
 Gaetano Filangieri (1753-1788), noto per le riforme in ambito giuridico, autore della Scienza della Legislazione;
 Antonio Genovesi (1713-1769), padre fondatore dell’ economia politica in Italia, autore delle Lezioni di commercio o sia di economia civile;
 Ferdinando Galiani (1728-1787), autore del primo trattato dedicato alla storia della moneta e alla storia della civiltà dal punto di vista economico “Della moneta libri V”;
 Pietro Giannone (1676-1748), storico illuminista, autore della Storia civile del Regno di Napoli;
 Giovan Battista Vico (1668-1744), storico e filosofo, studioso delle scienze umane, fondatore della filosofia della storia: la storia non più intesa solo come narrazione di eventi, ma scoperta degli intrecci reciproci dei vari piani del sapere; Idea dei corsi e dei ricorsi storici; importanza della Filologia nello studio delle opere antiche e moderne.
A Napoli le strategie riformatrici furono avviate in maniera incisiva durante il regno di Carlo III di Borbone (1734-1759), figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Borbone. Questi, sostenuto dagli studi e dai contributi di giovani intellettuali riformisti, avviò una politica di riforma agraria con l’estensione di terreni messi a coltura; contribuì alla creazione di una solida politica fiscale mediante la compilazione di un Catasto fondiario, favorì l’abolizione di antichi privilegi fiscali rivolti ad aristocratici e al Clero.

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