venerdì 9 ottobre 2015

DANTE ALIGHIERI (1265-1321) - Biografia (cfr.V. de Caprio-S.Giovanardi, I Testi della Letteratura italiana, vol. 1)

PRIMA FASE: TEMPO DELLA GIOVINEZZA (1265- 1290).
DANTE ALIGHIERI (diminutivo di Durante) nacque a Firenze nell'ultima settimana di maggio, o nella prima di giugno del 1265, da Alighiero II degli Alighieri appartenente alla piccola nobiltà cittadina appena agiata, e da Bella (forse degli Abati). Firenze, città guelfa per tradizione, stava allora per uscire dall’esperienza di sei anni di dominio ininterrotto della fazione ghibellina (dalla BATTAGLIA DI MONTAPERTI, 1260- alla BATTAGLIA DI BENEVENTO 1266) e si avviava a registrare, nei tre decenni successivi, una fioritura economica, uno sviluppo urbano e sociale, una evoluzione politica tali da trasformarne la fisionomia e la vita pubblica. Di tale trasformazione furono presto protagonisti i nuovi ceti emergenti: accanto al ceto magnatizio, si afferma gradualmente la ricca borghesia mercantile e bancaria, nata intorno all’industria e alla lavorazione della lana e organizzata nelle “Arti del Cambio”, “Arte di Calimala”, “Arte della Lana”; la ricca borghesia , ceto produttivo della città, confluiva nel “popolo grasso” che, con le arti medie e minori, trovava fonte di arricchimento nelle attività indotte dall’impresa capitalistica; c’erano infine le grandi masse di inurbati attratti dalla possibilità di guadagno. Dante degli Alighieri , che perse ancora bambino la madre e nel 1277 (12 anni) fu promesso in sposo a Gemma Donati (il matrimonio avvenne intorno al 1285), trascorse la sua adolescenza sullo sfondo di quella realtà pubblica in continua evoluzione e talvolta tumultuosa. Dopo i falliti tentativi di governo misto o "proporzionale", la vita politica di Firenze saldamente in mano guelfa (fazione politica filopapale), fu sempre più segnata dagli scontri, anche armati tra le famiglie magnatizie (I Magnati), sia di antica estrazione feudale, sia di origine borghese. L'antagonismo tra le famiglie magnatizie, male endemico dello scenario politico fiorentino, culminò più tardi con drammatica evidenza nel 1297 nella contrapposizione tra la famiglia dei Cerchi e quella dei Donati: i primi sostenevano una moderata autonomia nei confronti papali; al contrario, i Donati incoraggiavano l'espansione del potere temporale del Papa in Toscana e in Firenze. Intanto, la politica espansionistica della città si concretizzò nelle guerre contro le città nemiche di Arezzo e Pisa, nelle quali il giovane Alighieri prestò il suo servizio in armi, partecipamdo nell'estate del 1289 alla Battaglia di Campaldino contro i Ghibellini di Arezzo (inf. canto XXI) e alla presa di torre Caprona,contro i Ghibellini di Pisa. Alla battaglia per la presa di Caprona, il poeta era uno dei quattrocento cavalieri e 2000 pedoni della milizia fiorentina che posero l'assedio alla piazzaforte pisana. L'Alighieri cita la circostanza nel XXI canto dell'inferno della Divina Commedia e si compiace ripensando ai ghibellini sconfitti, usciti dal castello tra le schiere dei vincitori. Dante trascorse l’ adolescenza e la prima giovinezza nelle occupazioni culturali consuete dei giovani del suo ambiente: studiò le ARTI del TRIVIO: GRAMMATICA, RETORICA, DIALETTICA; quindi le ARTI DEL QUADRIVIO: aritmetica, geometria, musica, astronomia. In Toscana, e in particola modo in Firenze, egli trovò il terreno fertile per la sua formazione culturale, attraverso la frequentazione di illustri maestri, primo fra tutti BRUNETTO LATINI. Negli anni della giovinezza trascorsi a Firenze Dante fu attratto dalla poesia, tipica esperienza culturale dei giovani dotti del tempo: da queste prime esperienze culturali nascono le RIME (avviate già a partire dal 1283 e continuate fino al 1307- 1308) le quali si modellano, specialmente all’inizio, sull’insegnamento di GUITTONE D’AREZZO, poeta toscano d’amore, di politica, di tematiche a carattere civile, di moralità, di religione. Non meno importante l’influenza sul giovane poeta di GUIDO CAVALCANTI, amico di Dante e di GUIDO GUINIZZELLI. A questo periodo (1283), risale l’incontro di Dante con Beatrice Portinari: alla giovinetta fiorentina egli dedicò un sentimento amoroso tanto forte e profondo che durò oltre la morte della donna avvenuta nel 1290, a soli 24 anni, segnando in maniera indelebile tutta la sua esistenza di uomo e di artista. Beatrice divenne la creatura angelicata più rappresentativa del Dolce Stil Novo, la scuola poetica di cui Dante, insieme con Guido cavalcanti, divenne il poeta più rappresentativo. A seguito della morte di Beatrice Dante entrò in una fase di profonda crisi spirituale, di traviamento interiore; riuscì a superare il difficile momento grazie allo studio della Filosofia che giudicò una scoperta illuminante e feconda, la sola dottrina capace di donare felicità e salvezza a chi la conquista. Studiò le opere di S. Agostino, di Cicerone ( in particolare il De Amicitia), di Boezio( il“ De consolatione philosophiae”). Inoltre, si avvicinò allo studio dei maggiori rappresentanti della FILOSOFIA SCOLASTICA medievale: studiò ARISTOTELE attraverso la decodificazione in chiave cristiana fatta nel Medioevo da San Tommaso d’Aquino. La filosofia aristotelico-tomistica costituirà il terreno più fecondo su cui poggia e si alimenta la sua produzione letteraria. Lo studio della filosofia aristotelica indusse il poeta ad acquisire una visione più razionalistica dell’esistenza umana e allo stesso tempo gli fece acquisire coscienza delle proprie responsabilità politico-civili. Frequentò le scuole filosofiche degli ecclesiastici: la Scuola dei Francescani in Santa Croce, dove si interessò alle dottrine platoniche, e la Scuola dei Domenicani in Santa Maria Novella orientata a studi aristotelici.  Nel 1295 Dante sposò Gemma Donati, figlia di Manetto Donati, appartenente ad un ramo laterale della potente famiglia di Corso Donati, capo del partito dei Guelfi Neri. Dal matrimonio nacquero tre figli: Pietro, il primogenito, commentò in latino il poema paterno, Jacopo scrisse le chiose all’Inferno, Antonia divenne suora col nome di Beatrice.

SECONDA FASE: TEMPO DELL’IMPEGNO POLITICO-CIVILE (1295-1302).
L’attività politica di Dante ha inizio nel 1295, allorché il poeta inizia ad interessarsi alle vicende cittadine, manifestando fin dall’inizio un carattere nettamente antimagnatizio. A Firenze si erano promulgati, nel 1293, Gli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella ,di ispirazione popolare, che miravano a limitare la presenza magnatizia nel governo della città, escludendo molti illustri magnati e cavalieri dalle cariche pubbliche. Gli Ordinamenti, infatti, ponevano come condizione per chi volesse partecipare al governo cittadino l’iscrizione ad una corporazione di Arte; Dante iniziò la sua carriera politica iscrivendosi ala Corporazione dei Medici e Speziali. A Firenze i conflitti tra le famiglie dei Magnati, particolarmente evidenti nella contrapposizione tra i CERCHI e i DONATI, si esasperarono nella primavera-estate del 1300, con la divisione dell’intera cittadinanza in parte bianca, capeggiata da VIERI DE’ CERCHI e in parte nera capeggiata dal violento e fazioso CORSO DONATI. Dante, che vedeva nel prepotere dei Magnati e nell’ingerenza papale i due principali mali per la vita della città, si schierò dalla parte dei Guelfi Bianchi, che apparivano allora come i più moderati ed autonomi. Dal 15 giugno al 15 agosto 1300 Dante fu eletto tra i sei Priori di Firenze ( la più alta carica cittadina, i più alti magistrati del Comune) e a seguito dei sanguinosi scontri cittadini avvenuti alla vigilia di San Giovanni , egli fu costretto a comminare l’esilio ai capi delle due fazioni, che ancora attentavano alla sicurezza della città. Tra questi fu anche Guido Cavalcanti che pochi mesi dopo fu riammesso a Firenze, dove morì entro l’anno.  Nel 1301 si verificano Firenze degli avvenimenti che imposero alla vita di Dante una scelta decisiva. I Bianchi, saliti al potere, accolsero con sospetto al discesa in Italia di Carlo d’Angiò chiamato dal Papa Bonifacio VIII a fare da paciere tra le due fazioni. Il sospetto dei Guelfi Bianchi era quello che il re francese, sollecitato dal Papa, si sarebbe alleato con gli esuli Guelfi neri al fine di riconquistare il potere della città. I Guelfi bianchi, allora, inviarono a Roma un’Ambasceria ( di cui faceva parte lo stesso Dante), con lo scopo di valutare meglio le intenzioni di Bonifacio VIII. I sospetti della fazione bianca erano fondati: nel novembre 1301,durante l’assenza di Dante, trattenuto a Roma dal Pontefice, le truppe di Carlo d’Angiò aiutarono i Neri a rientrare in città con la forza e a prendereil sopravvento. - I beni di parte bianca furono requisiti, e il 27 gennaio 1302 Dante e altri capi bianchi vennero condannati all’interdizione dai pubblici uffici e al pagamento di una multa di 5000 fiorini per l’accusa di “baratteria” (interesse privato in atti d’Ufficio e peculato); il 10 marzo 1302 la pena fu mutata in condanna al rogo e confisca dei beni. Da allora Dante, che forse era ancora sulla via del ritorno da Roma, non rientrò mai più a Firenze.

TERZA FASE: TEMPO DELL’ ESILIO (1302-1321). Tra il 1302 e il 1304 Dante partecipò a numerosi tentativi di rientrare a Firenze con la forza delle armi, unendosi ai fuoriusciti ghibellini e agli esuli bianchi. Successivamente, venuto in contrasto per divergenze di vedute, si staccò da essi e fece “parte per se stesso”. Da allora cominciò a girovagare per le corti dei signori dell’Italia centro settentrionale in cerca di protezione e di sostegno economico: fu a Verona, ospite del potente Cangrande Della Scala, vicario imperiale (al quale il poeta dedicò il Paradiso, appena iniziato), in Lunigiana presso i Malaspina, a Ravenna, attratto dalla tranquillità di quella sede e dal prestigio del circolo letterario raccolto intorno al signore della città, Guido Novello da Polenta.  Tra 1310-1313 la discesa in Italia del’Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, condotta per sedare le guerre civili in Lombardia e in Toscana e per ripristinare l’autorità imperiale aveva alimentato in Dante forti speranze di poter finalmente rientrare in Firenze. Purtroppo l’impresa italiana di Arrigo VII fallì, e con essa anche le ultime speranze di Dante.  Nel 1315 Dante rifiutò di approfittare di un’amnistia a condizioni indegne a favore degli esuli pentiti: la conseguenza fu la condanna a morte per Dante e i suoi figli maschi.  Dante morì tra il 13 e il 14 settembre 1321. Guido Novello da Polenta volle per lui solenni funerali, e i poeti di Romagna fecero a gara per la composizione dell’epitaffio; fu sepolto a Ravenna, presso il convento della Chiesa di San Francesco.

PRODUZIONE LETTERARIA - OPERE IN LINGUA LATINA.
De Monarchia (trattato politico) 1313-1318; De vulgari Eloquentia (trattato sulla lingua e sullo stile della poesia)1304-1308; Epistole 1306-1317 ( di particolare rilievo è l’Epistola XIII a Cangrande della Scala, 1315-1317); Egloghe (poesie in esametri) 1319-1321; De situ et forma aque et terre (lezione di argomento scientifico) 1320;
OPERE IN LINGUA VOLGARE Vita Nuova (prosimetro, primo esempio di “canzoniere” ) 1293-1294; Rime (componimenti sparsi) 1283…; Convivio (trattato filosofico scientifico, a carattere enciclopedico) 1304-1308; La Commedia (poema sacro) 1307?

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